70 Anniversario della Liberazione. La testimonianza di Domenico Laterza, 94 anni, di Bernalda

Cultura
Domenico Laterza
Domenico Laterza

“Il 25 aprile, la Festa della Liberazione, in maiuscolo, ha per me il senso della necessità della memoria, del dovere di non dimenticare e del valore del sacrificio, senza i quali la nostra democrazia rischia di smarrirsi e noi di perdere quello che abbiamo. Perciò urlo ancora la mia delusione verso lo Stato italiano per la discriminazione subita come soldato in servizio nei Balcani, che ancora mi lascia aperta una ferita profonda, essendo gli unici combattenti a non aver avuto diritto a nulla, al contrario di altri”.

Si sostanzia così il pensiero di Domenico Laterza, 94 anni il prossimo 26 maggio, da sempre residente a Bernalda, dove ha presieduto, dal 1980 e per un ventennio, l’associazione dei Combattenti e reduci, che continua a rappresentare comunque. “Adesso siamo rimasti forse una decina e da quattro anni non si fanno più nemmeno le tessere”, ci dice.

Con Dino Paradiso, Vincenzo Rocco D’Amati, Leandro Verde e il visual artist Donato Fusco, lo abbiamo incontrato nella sua casa, assieme alla moglie Teresa Alianelli, per una rievocazione intensa, lucida e appassionata, a testimonianza di una vita che meriterebbe di essere raccontata quasi per intero.

Materiale per gli storici di professione ce n’è in abbondanza. Dalla guerra di occupazione in Albania, alla prigionia in Germania per due lunghi anni, fino al travagliato rientro. “A me è andata bene, anche se ho lavorato duramente in una fabbrica. Proprio come i morti, perfino i soldati di un conflitto non sono uguali. Con i commilitoni abbiamo sofferto fame, disprezzo e maltrattamenti di ogni genere, ma nell’Italia repubblicana nessun riconoscimento o indennizzo è arrivato, invece dato ai prigionieri in Africa e in altri luoghi, pure a fronte di iniziative parlamentari. La questione è attualmente alla decisone della Corte europea dell’Aia, se mai arriverà”.

Figlio di Cosimo Laterza e di Donata Di Rocca, entrambi contadini, Domenico ha frequentato le scuole Elementari, ricorda a meraviglia perfino i nomi dei protagonisti del suo tempo, ha partecipato alle lotte lucane per la terra, manifestando una coscienza critica e civile davvero inusuale, rispetto alla quale sensibilità perfino il suo privato arretra.

“Certo sono contento della famiglia, dei tre figli (altri due sono morti bambini), della loro sistemazione e tranquillità, ma neppure un giorno il mio pensiero ha vacillato sulla immane tragedia della guerra – aggiunge Laterza -. È come se una voce dentro di me mi spingesse al dovere di tenere acceso un fuoco, anche se pare non riscaldare più gli animi. Ma io mi illudo che esso continui a illuminare pure quando io mi spegnerò. Gli avvenimenti parlano chiaro, anche se poi tanti vanno davanti al Sacrario, ma non tutti sono eroi”. Come a dire, si può fare una guerra agli uomini, ma non si va contro la storia, che sempre insegna, anche se non tutti imparano.

Salvatore Verde

Domenico Laterza
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