Francesco Matera, 92 anni, ex operaio, ha pubblicato “I mali giorni”, un autentico atto d’amore, con una preziosa introduzione dell’attore Antonio Petrocelli

Libri
Copertina del libro di Francesco Matera I MALI GIORNI, novembre 2017

Una scrittura semplice, diretta e viva, nonostante sia disarmonica e senza alcuna pretesa letteraria, fortificata dal senso di sorprendente e assoluta verità. Un libricino della parola detta,  che resta, che rimanda e aspira all’oralità pura, al racconto fascinoso del focolare, come usava una volta ormai lontana nel tempo, da parte dei nonni, più che dei padri attuali, anzi, nel caso, di un bisnonno lucido, genuino e sensibile. Eppure, proprio per questo, il testo ha una sua essenza profonda, non immune dal sorriso che scaturisce dai fatti vissuti, più  ricchi della fantasia.

L’ammirevole sforzo è un dono di struggente tenerezza, anche nel mostrare le ferite indelebili del suo animo, originate da un padre padrone, perciò incapace di capire perfino la sua durezza e brutalità. E quando urla la sua solitudine consapevole e perenne, finanche cosmica, tutto ciò è mitigato unicamente dall’amore vero, grande e irripetibile, che ha segnato la sua vita per sempre e che ha accompagnato l’autore per l’umana eternità.

“I mali giorni”, i brutti e tristi giorni dell’infanzia che dovevano venire nella vita di Francesco Matera, classe 1925, dunque un novantaduenne, si avvale di un contributo prezioso e amorevole di Antonio Petrocelli, noto attore italiano di teatro, cinema e televisione, suo nipote. “L’infanzia negata di Francesco” è il titolo dell’introduzione, che ci offre una delle probabili chiavi di lettura, di dolorosa crescita, maturata si ma non ancora quietata, mentre, come è naturale, i ricordi lontanissimi si fanno più chiari e intensi, nella loro estrema essenzialità.

Ma quale affabulatore delle serate d’inverno, davanti al camino, si sarebbe attardato in lungaggini, col rischio di annoiare nipotini e astanti? Nel tascabile c’è molto più di quello che sembra, liberando l’immaginazione che rende proficua l’agevolissima lettura, ai giovani in particolare. E poi, il non arrendersi mai, esortando alla ribellione,  l’essere pronto a recidere il legame, anche con la famiglia e le proprie radici, ma soprattutto il desiderio continuare  a inseguire il suo sogno d’amore (la parola più ricorrente nelle pagine), anche adesso che l’amata Antonietta non c’è più. Più degli anni giovanili, cosa naturale, ad alimentarne oggi la sofferenza è l’assenza della compagna, sposata nel 1949 e deceduta nel 2011. A volte il miracolo dell’amore tutto sublima.

L’urgenza del libro, forse, è tutto nel bisogno di aprire al mondo tale segreto universale, come a voler esorcizzare la morte più volte incrociata nei decenni dalla coppia: folle è l’amore e chi ama, tanto vale non affannarsi, non si ha il tempo di rinsavire, se si vuole coltivare la felicità e la memoria. Nel fare questo, il prezzo da pagare è soltanto e sempre uno, prima o poi: la solitudine.

Salvatore Verde

Francesco Matera, I mali giorni, Edizioni “Via Balbi 55 Rescalda”, MI, novembre 2017, 52 pagine, s.i.p.

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