ITALIA – SVEZIA, IL GIORNO DOPO di Antonio Di Noia

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Antonio Di Noia
Antonio Di Noia

L’Italia si qualifica agli Ottavi di Uefa Euro 2016 dopo la vittoria di misura contro la Svezia. Gol di Eder a 2 minuti dal termine. Risultato di 1- 0 sofferto e segnato da uno degli uomini meno attesi; la Svezia, 1 punto in 2 partite, dovrà ora sperare di battere il Belgio per non tornare a casa.

Le formazioni: Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini, Candreva, Parolo, De Rossi (Thiago Motta), Giaccherini, Florenzi (Sturaro), Eder, Pellé (Zaza).

La statistica dice che negli scontri diretti, cioè non in gare ufficiali, su 14 partite l’Italia ne vince 5, 2 i pareggi e 7 le sconfitte. La partita si gioca nello “Stadio municipale di Tolosa”, il più piccolo della Francia, inaugurato nel 1937, con una capienza di soli 33.100 posti. Ibrahjmovic è al centro dell’attenzione nella sfida del gruppo “E” tra la sua Svezia e L’Italia, nazione in cui ha giocato e lasciato ottimi ricordi nella Juventus (2004-2006, 70 partite, 23 gol), nell’Inter (2006-2009, 88 partite, 57 gol), nel Milan (2010-2012, 61 partite, 42 gol). Il nostro allenatore Antonio Conte conferma anche in questa partita il suo modulo vincente 3-5-2.

Il vecchio Kurt Hamrin, ex calciatore svedese attaccante della Juventus (1956-1957), della Fiorentina (1958-1967, 289 presenze e 150 gol)), del Milan (1967-1969) e del Napoli (1969-1971), intervistato, per l’occasione, da un giornalista ha affermato che Ibrahjmovic quando è in forma è fantastico e la Svezia può vincere contro tutti. Ovviamente facciamo i dovuti scongiuri!

Ma veniamo alla nostra seconda sfida europea contro la Svezia, dove l’Italia mostra due facce: primo tempo, molto modesto, subisce quasi sempre l’avversario, nel secondo tempo, è più attivo e propositivo e vince. Nel dopo partita Ibrahjmovic analizza così la sfida contro gli azzurri: “in queste partite bisogna stare concentrati 90’, perché l’Italia, anche se non fa bene, un’occasione la crea sempre”.

Dopo il primo quarto d’ora di gioco, appare chiaro l’andamento della partita perché manca, a mio avviso, la determinazione e l’impegno ad imporre il proprio gioco. Si capisce subito che non è la stessa partita combattuta, sofferta e giocata fino all’ultimo minuto contro il Belgio. Subiamo il loro gioco e i loro pur sterili e continui attacchi, mentre l’Italia reagisce solo raramente e senza entusiasmare. La nostra squadra è bloccata e teme la Svezia anziché attaccarla.

Noi siamo bravi a chiudere le linee di passaggio centrali degli avversari, ma niente di più. De Rossi è costretto ad occupare, quasi costantemente, il ruolo di centrocampista di copertura della nostra difesa e si propone in avanti con qualche passaggio corto e smarcante. Olsson gioca su Candreva perché ha paura della sua velocità. Aspettiamo l’errore dell’avversario per poter cercare di essere pericolosi. Gli svedesi sono prevenuti sui lanci lunghi della nostra difesa e, in particolare, di quelli di Bonucci, mentre Conte si sbraccia a bordo campo chiedendo cambi di gioco improvvisi e una circolazione di palla più rapida. Ci stiamo adattando troppo al loro ritmo, non possiamo continuare così e Pellè è fuori partita. L’Italia non c’è né con la testa né col pallone.

Rare quindi sono le occasioni nel primo tempo con le due squadre che si annullano a vicenda. Quando è in possesso palla, la Svezia tiene molto alti gli esterni d’attacco Larsen e Forsberg nel tentativo di costringere sulla difensiva Antonio Candreva e Florenzi. La tattica della Svezia mette in difficoltà l’Italia che rischia poco o niente, ma riesce raramente ad accendersi. I difensori svedesi anticipano quasi sempre i nostri attaccanti e riescono a chiudere spesso i varchi che si creano durante il gioco.

Dall’altra parte Ibrahjmovic e Guidetti non la beccano quasi mai la palla, stretti nella morsa di Barzagli, Bonucci e Chiellini. Guidetti ci prova nel finale del primo tempo dal limite dell’area, al termine di un’azione innescata da un bel lancio di Zlatan, ma la mira è da dimenticare. La prima frazione scorre via senza grosse palle gol. Possesso palla Italia 41% – Svezia 59%, km percorsi dall’Italia 56,5 e dalla Svezia 53,7. Gli scandinavi sono più precisi nei passaggi (85% contro 81%) e hanno recuperato più palloni (19-16). Si va così al riposo con il risultato di 0-0.

L’Italia parte meglio nella ripresa. Primo tiro azzurro è di Pellè che spedisce alto sulla traversa su passaggio di Eder, ma l’Italia sembra diversa rispetto al primo tempo e non solo perché Candreva gioca nella sua metà campo. Bonucci riprova con Giaccherini lo schema che ha funzionato col Belgio. Ma gli svedesi non ci cascano e Conte s’arrabbia perché a sinistra c’era Florenzi libero. La Svezia è in chiara difficoltà quando cresce la pressione sugli avversari.

Al 60’, dopo un’ora di gioco, il primo cambio: Conte toglie Pellé e inserisce Zaza. Si cambia atteggiamento. Candreva si porta sulla destra e crossa la palla, nessuno si porta verso il primo palo per coprire il portiere che è così avvantaggiato e blocca in sicurezza e senza essere ostacolato. Al 64’ cross dalla sinistra di Florenzi per Candreva, dopo aver scavalcato il portiere Isaksson, che rimette in mezzo al volo. Palla rasoterra, il n.1 svedese blocca. Al 76’ il fuorigioco salva la faccia di Ibrahjmovic che sbaglia a porta vuota, da mezzo metro, un gol incredibilmente facile, su taglio in diagonale di Olsson.

All’82’ Candreva lancia Parolo che di testa prende la traversa: l’Italia è vicinissima al vantaggio. È la prima grande occasione per l’Italia. Sulla sinistra Florenzi dà a Giaccherini che crossa per Parolo che di testa centra la parte alta della traversa svedese. Le sostituzioni di Conte sono ruolo su ruolo; costruisce le alternative come Zaza per Pellé, Motta per De Rossi e Florenzi per Sturaro. All’88’ rimessa da fallo laterale Chiellini lancia lungo per Zaza che colpisce di testa verso Eder che si invola verso la porta avversaria in modo determinato e veloce tra un nuvolo di avversari e con un destro a girare, secco e preciso, la palla si infila nell’angolino basso alla sinistra di Isaksson. L’Italia vince col risultato di 1-0. Nei successivi 3’ minuti di recupero, il punteggio non cambia.

Nei commenti e nelle interviste post partita, Conte sembra moderatamente soddisfatto quando dice: “Abbiamo spazzato via la sindrome della qualificazione agli Ottavi di finale”; e Del Piero aggiunge: “Abbiamo bisogno di migliorare nell’affrontare queste partite: i punti di forza sono le alternative che abbiamo e questo è un bene. Puntare di più sulle differenze tattiche nei confronti degli avversari. I nostri esterni (Candreva e Florenzi) sono più forti e la difesa non subisce gol”.

In conclusione, non abbiamo disputato una grande partita a livello europeo, per una volta possiamo dire “ma chi se ne frega”. (Sabato, 18 giugno).

Tonino Di Noia

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