Giornata del Malato e istituzione dei ministri straordinari della comunione (martedì scorso a Tursi)

TURSI – Giornata del Malato e istituzione dei ministri straordinari della comunione.“Venite a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi e io vi darò ristoro”. Sollecitati dal tema della 28esima Giornata mondiale del Malato, il vescovo della diocesi di Tursi-Lagonegro, mons. Vincenzo Orofino, numerosi malati, operatori sanitari e i fedeli laici, convocati dall’Ufficio diocesano di Pastorale della Salute, si sono ritrovati martedì scorso nella cattedrale di Tursi per la Celebrazione diocesana. Dopo una breve fiaccolata animata dall’Unitalsi, il vescovo ha celebrato l’Eucarestia con i sacerdoti; nell’omelia ha ricordato che la condizione della sofferenza è parte della vita dell’uomo e che essa ci richiama alla vera carità fraterna, che mette insieme premura, cura e accompagnamento spirituale. Durante la celebrazione mons. Orofino, insieme ai sacerdoti, ha amministrato il sacramento dell’Unzione degli Infermi e ha rinnovato il mandato ai ministri della comunione, richiamando il loro servizio “di consolazione”, che rende tangibile l’azione della Chiesa verso i sofferenti. Si è sempre più consapevoli che il ruolo dei ministri della comunione è legato alla cura della persona sofferente. Quanto vissuto rende visibile l’azione della Chiesa che si adopera per essere “la locanda del buon Samaritano che si prende cura di ogni uomo”, come ha sottolineato papa Francesco nel suo messaggio per la Giornata del Malato.




MIGLIONICO – No al bullismo e al cyberbullismo. Se ne è parlato venerdì a Miglionico, in una manifestazione organizzata dal Comune con l’Istituto comprensivo “D. Gallucci”, in gemellaggio con l’Itset “M. Capitolo” di Tursi, che ha partecipato con quaranta studenti accompagnati dalle docenti Grazia Vitelli, referente Educazione alla salute, Carmela Pastore e Filomena Vinciguerra. Al centro dell’iniziativa l’inaugurazione del segnale: “No al bullismo – Scuola bebullizzata”, già inaugurato all’Istituto tursitano, il primo nella Basilicata. Successivamente, nell’auditorium del castello del Malconsiglio, si è svolto il relativo incontro formativo, organizzato dall’assessora alle politiche sociali, Rossana Damone, per poter sensibilizzare i giovani sulla dilagante questione. L’attenzione dei presenti è stata stimolata dai diversi relatori, dal Dirigente Scolastico E. Labbate al sindaco F. Comanda, dal sindaco di Tursi S. Cosma con l’assessora alle Politiche sociali Sara D’Alessandro, dal capitano dei carabinieri G. G. Ianniello al luogotenente L. Fornabaio. Con dovizia di particolari, hanno affrontato i temi con l’obiettivo di contribuire a sviluppare nei giovani la legalità e la coscienza sociale, che deve essere basata sul rispetto dell’altro, delle regole e delle leggi. Al contempo, sensibilizzandoli con gli esempi, in modo da consentire loro di iniziare a rapportarsi con le istituzioni e nello specifico con il delicato ruolo di operatore sociale svolto nella quotidianità dal “Carabiniere”.

L’avv. Antonietta Pitrelli, esperta di in Diritto di famiglia e Tutela dei minori, che collabora spesso con l’Itset, ha coinvolto i ragazzi nel dibattito, sulle responsabilità civili e penali e sulle azioni legali che possono essere intraprese. Altrettanto interessanti i contributi della psicologa Stefania Albanese e della citata prof. G. Vitelli. Dall’Incontro è emerso un unico obiettivo: “No al bullismo e al cyberbullismo”, perché ogni forma di violenza lede la persona umana, offende e nega l’altro. Non bisogna restare in silenzio ma farsi aiutare, raccontando le esperienze ad una persona di fiducia, sia genitore che docente, sapendo che con il dialogo si impara ad esprimere le emozioni in modo costruttivo e non distruttivo. Bisogna insegnare ai ragazzi la responsabilità, perché vuol dire insegnare la fiducia nelle proprie azioni, ma anche le conseguenze. Esserne consapevoli rende i ragazzi più cauti prima di agire, soprattutto quando si tratta dei social network. Insomma, occorre imparare a dire no, con la consapevolezza che ci sono cose giuste e cose sbagliate, a prescindere dai propri bisogni e desideri. Dunque, un si unanime al confronto, all’accettazione e alla tolleranza.
Salvatore Verde


TURSI CALCIO 2008: D’Elia, Gallo, Panio, Di Pierri E., Simeone, D’Errico (40′ s.t. Morrone), D’Oronzio, Guglielmucci, Buccolieri, Mazzei (7′ s.t. Costantino), Di Pierri A. (31′ s.t. Guida). A disp. Virgallito, Parziale. All. Marino
TRICARICO POZZO DI SICAR: Motta, Dabraio, Chessa, Giuliano (25′ s.t. Montesano), Armento, Sarli, Touray (17′ s.t. Moliterni), Tolve, Soldo (19′ s.t. Novellino), Gravino (34′ s.t. Casella), Ferri (31′ s.t. Benevento). A disp. Messina, Salomone, Ronca, Nybally. All. Armento
ARBITRO: Baldari di Policoro
RETI: 7′ p.t. Tolve; 2′ s.t. Soldo, 6′ s.t. Ferri, 43′ s.t. Chessa
NOTE: ammonito Mazzei
TURSI – Domenica 9 febbraio, altra sconfitta per il Tursi Calcio 2008, che cade in casa sotto i colpi della capolista Tricarico. I ragazzi di Marino hanno provato comunque a giocare e fare la loro partita, ma gli ospiti hanno fatto vedere la netta differenza che c’è in classifica. Dopo solo sette minuti infatti sono passati in vantaggio con Tolve, che dopo un lancio di Ferri aggancia la palla con il tacco portandola in area e battendo D’Elia con un perfetto diagonale. Il Tursi si fa vedere al 19′ sugli sviluppi di un corner con Di Pierri A., il quale a pochi passi dalla porta calcia alto. Sul finale del primo tempo Touray supera in velocità la difesa tursitana e si presenta davanti a D’Elia, ma con un grande intervento torna Panio, il quale gli blocca il tiro salvando il risultato.
Nella ripresa il Tricarico parte con il piede sull’acceleratore e nel giro di sei minuti segna per due volte. Al 3′ Soldo entra in area e con un gran destro batte il portiere tursitano; mentre al 6′ Ferri salta due difensori e calcia a rete non concedendo scampo a D’Elia. Il Tursi prova a darsi una scossa, soprattutto per un moto d’orgoglio, e al 12′ Guglielmucci entra in area e calcia sul primo palo ma Motta respinge con il piede. Al 24′ Di Pierri E. prolunga di testa un calcio di punizione, ma ancora una volta Motta è bravo nel parare. Al 40′ Costantino calcia in porta, trovando una deviazione provvidenziale di un difensore in corner. Sugli sviluppi del calcio d’angolo Gugliemucci colpisce di testa, ma Armento salva sulla linea. Al 43′ Chessa servito da Tolve, calcia di controbbalzo e trova la quarta rete ospite chiudendo definitivamente la partita. La squadra di Marino, dunque, non riesce a fare punti, con la vittoria che manca da più di due mesi e con la classifica che si fa ora molto corta per la salvezza.
Giulio Cesare Virgallito*
*Riceviamo e pubblichiamo

TURSI – Il romanzo storico “La nobile e il popolano” (Valentina Porfidio Editore, Moliterno, PZ, 2019, p. 207, 12 euro), che segna il debutto nella narrativa di Leonardo Rocco Tauro, sarà presentato alle 18,30 di sabato (8 febbraio), nella Casa-Museo “A. Pierro” di Tursi. Oltre all’autore, interverranno Emilio Carucci, docente delle Scuole secondarie di II Grado, e Salvatore Verde, giornalista e storico locale, dopo i saluti di Franco Ottomano, presidente del Centro studi Albino Pierro”, e del sindaco Salvatore Cosma.
Da poco pubblicato, il testo si avvale della prefazione del giornalista Fabio Amendolara e del disegno di copertina di Ilaria Caprara, con una foto dell’autore di Giovanni Rosano. Il romanzo si colloca a buon diritto nella tradizione del racconto popolare, tra storia, antropologia e sentimenti, ma è anche la summa culturale ed esistenziale di Tauro, negli anni della piena maturità (66 anni), dopo una vita caratterizzata dal forte, duraturo, coerente e intenso impegno politico e sociale, non soltanto nel suo paese natale (Montalbano Jonico, MT) e nella provincia. Sensibilità attestata anche dalla sua precedente pubblicazione “La Riforma Agraria nel Materano” (L’Autore Libri, Firenze, 1993), che è pure un interessante e apprezzato lavoro di rilettura delle vicende del nostro territorio degli anni del secondo dopoguerra. Laureato in Scienze Politiche e con una lunga esperienza lavorativa negli istituti di credito, Rocco Tauro, che ha anche origini tursitane, sviluppa la narrazione romanzata nella seconda metà del XVIII sec. e proprio nei luoghi dove egli vive tuttora.
Le vicende si collocano a cavallo delle due attuali province, con tanto di nomi e cognomi, di citazione di paesi e località, partendo da Montalbano Jonico fino a trovare l’epilogo nella Capitale del regno, a Napoli. Scrittura lineare come l’intreccio narrativo, dunque priva di intellettualismi e di sperimentalismi formali, godibile e chiara la lettura, con un tributo riconosciuto allo storico locale Prospero Rondinelli, proprio per questo ha il grande merito primario di focalizzare l’attenzione del lettore sulla vita quotidiana all’epoca dei fatti, ovvero della storia d’amore “impossibile” tra la nobile Elena e il giovane popolano Maurizio nel “Secolo delle Rivoluzioni”, che ha stimolato notevolmente, più di altri tempi riconosce l’autore, gli uomini più prestigiosi della sua comunità locale. E nel tentativo di essere fedele allo spirito dell’epoca, si intravedono rimandi neppure velati alla contemporaneità, alla necessità di ancorarsi ai valori e ai diritti universali, al ruolo di emancipazione sociale della cultura, all’inutilità della violenza gratuita, alla ineluttabile punizione dei traditori e dei colpevoli, alla lotta alle diseguaglianze, alla bontà d’animo nelle relazioni e verso chi riconosce gli errori. Ma su tutto spicca la riflessione sulla condizione umana e sull’aspirazione alla felicità, sul bisogno di amore, che talvolta ci chiama e dolorose rinunce. Insomma, in filigrana e in certo modo, si impone il condivisibile universo poetico-politico-letterario e la tenera visione del mondo di Leonardo Rocco Tauro.

Venerdì 7 febbraio, alle ore10, nell’Istituto Comprensivo “Don Donato Gallucci” di Miglionico, inaugurazione del segnale “Stop al Bullismo-Scuola Debullizzata”, ideato da Grazia Vitelli, docente di lettere all’Itset ‘Manlio Capitolo’ di Tursi. L’Istituto tursitano parteciperà all’avvenimento con rappresentanti di classe, della Consulta e docenti, per manifestare la netta contrarietà verso il bullismo, una delle forme di violenza più diffuse e subdole dell’universo scolastico e giovanile. Il cyber bullismo è la sua più recente declinazione, che equivale a ogni forma di sopraffazione, vessazione e prevaricazione fisica e psicologica, in maniera diretta o tramite Web, di un individuo più forte a scapito di uno più debole, con gravissimi traumi talora permanenti a carico di quest’ultimo.
Al successivo incontro formativo, nello storico Castello del Malconsiglio, interverranno i sindaci di Miglionico F. Comanda e di Tursi S. Cosma, assieme alle rispettive assessore R. Damone, che ha molto contribuito alla buona riuscita del progetto, e S. D’Alessandro, oltre ai rappresentanti delle forze dell’ordine, a esponenti della cultura e della società civile, con l’avvocata A. Pitrelli.
Si registra purtroppo un inasprimento dei rapporti interpersonali e uno scadimento violento dei codici comportamentali che investono trasversalmente la società odierna: complici i mass media e i social network, i quali propongono modelli etici sempre più aggressivi che ledono il valore della persona umana, mentre è dilagante anche nei più giovani la cultura della negazione dell’altro. La condanna morale non basta, è necessario intervenire per infondere nelle giovani menti i valori sani dell’attenzione verso i propri simili, del rispetto dell’individuo, che sono alla base di ogni principio di libertà e dunque della società civile. È quanto mai attuale lo slogan dell’evento, da una massima di Pitagora: educa i bambini e non sarà necessario punire gli uomini.
“Noi educatori abbiamo a cuore il benessere dei nostri ragazzi e da sempre monitoriamo attentamente le dinamiche relazionali che si instaurano all’interno delle classi – dichiara la prof. Vitelli -, per cogliere e risolvere eventuali atti distonici che possano compromettere l’armonico sviluppo della loro personalità, realizzando concretamente le premesse di quella scuola inclusiva di cui tanto si parla”.
“Iniziative di tal genere ricevono tutto il mio plauso – commenta il Dirigente dell’Itset di Tursi Leonardo Giordano -. La società odierna vive momenti di confusione e gli operatori della scuola possono fare tanto per riportare chiarezza. No al bullismo vuol dire no alla cultura della violenza gratuita, no alla prepotenza brutale fine a se stessa, no all’abuso coercitivo, laddove il dialogo ragionevole, il confronto moderato, la tolleranza sono i valori che la nostra missione pedagogica deve promuovere”.
Salvatore Verde

L’utilizzo delle nuove tecnologie nella didattica musicale della prof. Agnese Schettini (Zaccara Editore, Lagonegro, PZ, 2014, pp. 153, s.i.p.), dirigente scolastico dell’Istituto “L. Milani” di Policoro (MT), è una pubblicazione di qualche anno fa ma di indubbio interesse scolastico e culturale, quindi non soltanto per i docenti di educazione musicale, ma anche per gli esperti ed appassionati del settore. Il testo è un tentativo riuscito di puntuale storicizzazione della problematica, scontando appena il superato riferimento a taluni supporti e software inevitabilmente datati. Esso mantiene sostanzialmente intatta l’attualità evolutiva dell’impianto analitico e dell’approccio metodologico, pur essendo il naturale sviluppo editoriale della tesi di fine corso dell’autrice. Che ha conseguito il titolo a Vibo Valentia, nell’anno accademico 2007/08, al Politecnico Internazionale “Scientia Et Arsia”, Musica, Scienza e Tecnologia del Suono, relatore il prof. Piero Paolo Cusato (Siderno, RC, 29/06/1960 – 30/09/2010), tastierista internazionale, docente di Jazz, direttore d’orchestra e compositore prolifico anche di pubblicazioni scientifiche, prematuramente scomparso. Ma il valoroso accademico era pure e soprattutto un convinto sostenitore e sperimentatore del Midi, acronimo di Musical Instrument Digital Interface (protocollo standard per l’interazione degli strumenti musicali elettronici, anche tramite un computer). A lui, “per la lungimiranza, il supporto e il sostegno”, deve molto la ricerca e la stesura del notevole testo della Schettini, che si presenta articolato, appassionato e stimolante per molteplici ragioni: ha un ricco apparato bibliografico (più di 120 i testi citati, una decina sono in lingua inglese), con diverse fonti da riviste e una variegata e abbondante sitografia, oltre ai precisi riferimenti normativi (leggi, decreti ministeriali, circolari).
Ma è proprio il corpo centrale della tesi che incuriosisce e affascina, stimola e convince, già dalla premessa, nella quale, con chiarezza e assoluta padronanza, esplicita che “l’obiettivo di questo lavoro è quello di analizzare, in generale, il diverso utilizzo delle nuove tecnologie nella didattica dell’educazione musicale e, in particolare, di verificare come, in circa 30 anni, il computer si sia gradualmente inserito nelle attività didattiche musicali tanto da poter diventare oggi il nuovo strumento del ‘fare musica’ e, di conseguenza, come l’aula musicale assuma sempre di più le caratteristiche fisiche, metodologiche e formative tipiche del laboratorio di informatica”. Ragionamento sviluppato nel capitolo introduttivo delle “tecnologie per la didattica” e poi in quello del loro “utilizzo nei documenti programmatici ministeriali”, “nella prassi didattica dei docenti” e “nei libri di testo”, oltre che “nei Progetti Speciali per le attività musicali”. Infine, la Schettini si concentra, anche facendo ricorso a esempi concreti e sperimentati, come tali attività siano state dispiegate nel laboratorio (di informatica e) musicale multimediale, per lo sviluppo della percezione uditiva, utilizzando (ad esempio) il software Band-in-a-Box con le proposte di Pitch Invasion e Music Replay e sui parametri del suono, tramite i programmi, nel caso quello di Steinberg WaveLab, i quali consentono esperienze di manipolazione del suono e come tutto questo prefiguri una nuova didattica laboratoriale e il ruolo e la nuova identità del docente di educazione musicale.
Grandi cambiamenti che le nuove tecnologie stanno determinando nella società e, quindi, anche nel mondo musicale, coinvolgendo pienamente la scuola e i docenti. In buona sostanza, da estensione degli organi fisici dell’uomo e dopo oltre un secolo di utilizzo dell’elettricità, i nuovi mezzi tecnici offerti dalla tecnologia contemporanea vanno intesi come estensione del nostro stesso sistema nervoso. “I computer e le reti telematiche aboliscono le distanze di tempo e spazio e, come mai nel passato, coinvolgono l’uomo nella totalità del processo sociale: oggi ogni esperienza umana è messa istantaneamente in rapporto con le altre”. In tal modo stanno ristrutturando gli stessi processi di apprendimento, perciò, le metodologie didattiche dell’insegnamento devono adeguarsi a questi cambiamenti. Prima ci si basava molto sulla comunicazione verbale e scritta e, conseguentemente, su schematizzazioni lineari che procedevano dal particolare al generale. Nell’insegnare (storia della) musica, ci ricorda la Schettini, che è diplomata in Pianoforte ed è stata a lungo una docente di valorosa esperienza, si procedeva con la cosiddetta “lezione frontale”, utilizzando le immagine del testo e qualche ascolto musicale riprodotto sul pianoforte (primi anni Settanta) o da qualche giradischi (dischi in vinile) o registratore (anni ’80) e poi con le audiocassette e le videocassette; ma tutto è cambiato con i Cd-Rom e Dvd, gli ipertesti e Internet, con una immersione plurisensoriale e con l’abbinamento immagine-suono, consentendo una personalizzazione delle interazioni degli alunni, rispetto alle proposte e ai percorsi e ai propri stili di apprendimento.
Novità maggiori, comunque, si prospettano per le attività di produzione e creazione musicale, aprendo nuovi e stravolgenti scenari. L’autrice ha verificato come pian piano sia a livello teorico (atti di indirizzo ministeriali ) che a livello pratico (nella prassi didattica quotidiana) le nuove tecnologie stanno sempre più affiancando le attività di insegnamento. Superata “una prima fase di indifferenza” (nei programmi per la scuola Media del 1979 il riferimento è totalmente assente), e poi di una comprensibile cautela (nei programmi per la scuola Elementare del 1985, si riconosce l’importanza del computer nella società ma si invita ad evitare infatuazioni verso lo strumento), dal Duemila in poi il Ministero della Pubblica Istruzione ha investito grandi somme di denaro sia per fornire tutte le scuole di singoli computer, di laboratori informatici e di collegamento telematici sia per offrire a tutti i docenti la formazione necessaria all’uso delle nuove tecnologie. Dal 2004, in particolare, l’informatica è diventata uno dei tre pilastri (con l’inglese e l’impresa) su cui rafforzare la scuola italiana (viene pure ufficialmente previsto l’utilizzo di software per manipolare ed elaborare materiali sonori).Tuttavia, nella realtà scolastica, non esisteva una documentazione certa riferita alla prassi didattica dei docenti, anche se talune ricerche testimoniano che il pc è tra i mezzi e sussidi più utilizzati durante le attività, come confermato indirettamente dalle proposte, che costituiscono il riferimento per il lavoro d’aula, contenute nei libri di testo, in adozione nelle varie scuole. Insomma, dai contenuti teorici e ascolti passivi si è passati alla più coinvolgente pratica corale e strumentale, per approdare alle basi preregistrate e all’utilizzo dei software musicali.
Sempre con chiarezza esemplare, acutezza dello sguardo e competenza assoluta, infine, scrive la Schettini: “Ogni laboratorio di informatica può essere trasformato in laboratorio musicale, dove applicare nuove metodologie di insegnamento, aprendo nuovi scenari e una ridefinizione dei saperi e delle modalità formative. L’universo digitale e telematico permette l’acquisizione dei saperi tramite le modalità dell’immersione (emozione, intuizione) e tramite la modalità dell’astrazione (senso logico). In questo modo l’apprendimento è sollecitato sotto gli aspetti sia visivi che uditivi, sia formali che informali. Nel laboratorio, quindi, si abbandona la logica della ri-produzione del sapere per dare spazio alla ri-costruzione, alla re-invenzione delle conoscenze”. Nel campo specifico, scolastico e non, si prospettano novità relative all’autoproduzione musicale e all’elaborazione di un nuovo concetto di suono, consentendo a una vasta utenza di poter creare musica con mezzi relativamente poco costosi, anzi, potendola produrre e distribuire anche destrutturando brani precedenti e ricomponendoli a piacimento, pur sapendo che questo origina problemi dal punto di vista dei diritti d’autore. “Ma sono proprio i non musicisti a trovare nell’autoproduzione la loro più completa realizzazione, creando un nuovo universo sonoro, determinato proprio dall’innovazione tecnologica, che ha reso lo spazio creativo infinito, interminabile e assolutamente privo di confini e limiti. Nessuno può dire come sarà la musica domani”. Una visione lodevolmente positiva, fiduciosa e realistica tendente all’ottimismo, come deve essere la concezione del mondo e dell’azione quotidiana di una generosa, intelligente e talvolta “eroica” educatrice e guida per insegnanti e allievi.
Salvatore Verde

Nota biografica di Agnese Schettini
Agnese Schettini, 53 anni da poco compiuti, è Dirigente scolastica dall’a.s. 2012-13, in precedenza, e per oltre venti anni, ha insegnato in tutti gli ordini di scuola, dall’Infanzia alla Primaria e alla Secondaria di I e II Grado. Nata nel 1966, in una famiglia di insegnanti (madre, zii e amici di famiglia erano quasi tutti maestri di scuola Elementare e il padre Direttore Didattico), la Schettini ha iniziato lo studio del pianoforte all’età di 5 anni e, da studente, ha seguito le varie attività di formazione (rivolte anche ai docenti) sulle novità introdotte dai “Nuovi Programmi” (1985) per la scuola Primaria e, in particolare, quelle relative alla “Educazione al Suono e alla Musica”. Al termine del Liceo Scientifico e dopo aver acquisito anche i Diplomi di Maturità Magistrale, di Pianoforte e di Didattica della Musica, ha svolto l’attività di docente; le prime esperienze sono in progetti musicali realizzati nella scuola Primaria, poi è insegnante di ruolo nella scuola dell’Infanzia (che coincide con il primo anno di attuazione dei Nuovi Orientamenti del 1990), quindi passa nelle scuola Secondaria di I e II grado.
Ma è l’amore per lo studio e per la formazione continua che ne caratterizzano e arricchiscono il profilo umano, professionale e dirigenziale, partecipando in particolare a vari corsi proposti dalla Siem (Società italiana dell’educazione musicale), dall’Aimc (Associazione italiana maestri cattolici) e all’Università degli studi di Salerno e di Bergamo. Altrettanto significativi gli incontri con valorosi accademici, quali Johannella Tafuri, Mario Baroni, Giuseppe Acone e Giuseppe Bertagna. Dall’a.s. 1997-98, ha iniziato a interessarsi dell’introduzione delle nuove tecnologie nella didattica; la sua fondamentale frequenza ai corsi di II livello Accademico, organizzati dal Politecnico Internazionale “Scientia et Ars” di Vibo Valentia, con personalità di rilievo come Antonella Barbarossa, Orazio Antonio Barra, P.P. Cusato, Gianfranco Confessore e altri, le hanno consentito di conoscere e sperimentare l’utilizzo delle tecnologie digitali nel mondo della musica. Si pensi, esemplarmente, all’intero iter “rumore-suono-nota-composizione-prodotto musicale” e all’abbinamento dell’acustica “analogica” degli strumenti musicali tradizionali con le tecnologie digitali più avanzate di creazione e gestione del suono. La carriera di Dirigente scolastica si è tutta sviluppata nell’Istituto Comprensivo n. 1 “L. Milani” di Policoro, scuola all’avanguardia, che abbina alla rinomata qualità pedagogica l’uso degli strumenti digitali nella didattica quotidiana. (s.v.)

Con la fine dell’anno 2019, ha chiuso lo storico panificio dei Mirri, il primo di Tursi. Altro segno dei decadenti tempi attuali della comunità tursitana. Anche l’ente locale è ormai declassato a comune sotto i cinquemila abitanti. Sono diversi gli esercizi commerciali chiusi nell’anno appena trascorso, quasi tutti perché i titolari, senza eredi artigianali o professionali, hanno optato per il pensionamento, se può consolare. Il “Panificio Moderno di Mirri Ferdinando”, così l’intestazione da sempre, aveva iniziato l’attività il 10 marzo del 1950, il primo “forno” aperto al pubblico del paese, allora nella parte bassa e periferica dell’abitato, poi ritrovatosi comunque nella centralissima Via Roma, al numero 148.
La famiglia Mirri era originaria dell’Emilia Romagna. Ferdinando Mirri, nonno omonimo dell’intestatario, arrivò a Tursi da Imola, verso la fine del XIX sec., molto probabilmente tra il 1894/95, per sovrintendere ai lavori di costruzione del primo cimitero comunale, dopo l’abolizione delle fosse carnarie. Quindi, si innamorò della rotondellese Vittoria Battafarano e dal loro matrimonio nacquero Paolina, che morì vittima della terribile epidemia nota come “la spagnola”, ed Ettore (Tursi, 1887 – USA, 1928, forse, 41 anni), che tentò gli studi a Bologna, ma presto ritornò a Tursi, dove sposò la novasirese Filomena Salerno, La coppia ebbe tre figli: Ferdinando, Umberto e Giovanni. Morì poco più che quarantenne negli Stati Uniti d’America, dove era emigrato, in circostanze sconosciute.
Le figlie Emma e Ninetta così descrivono il loro papà, l’intraprendente primogenito Ferdinando Mirri (Tursi, 15/3/1909 – 04/04/1982, 73 anni): “Voleva fare qualcosa di nuovo e di diverso, non ancora tentato, era portatore di idee innovative e non si accontentava neppure di lavorare solo la terra, perciò, mancando il forno artigianale, decise di farlo”. Coerentemente con la sua filosofia di vita, dopo il matrimonio e l’apertura del primo forno del paese (poi verrà il mulino e il forno di Vinciguerra – Di Giura), divenne anche il primo titolare di un’autolinea, effettuando con il pullman il servizio di linea Tursi-Policoro-Valsinni-Colobraro, fino al 1957, successivamente praticò l’autonoleggio per parecchi anni, fino ai primi anni Settanta.
Il 10 febbraio 1938, Ferdinando aveva sposato Carmela Lapolla (Tursi, 30/01/1915-27/12/1987, 72 anni). Lei non aveva esperienza, ma in pochi giorni imparò, da un coadiuvante fornaio, a gestire concretamente le fasi di lavorazione, e lo fece nel migliore dei modi, pur continuando ad accudire la casa, che era ubicata proprio al piano di sopra del panificio, assieme ai sei figli, tutti minori: Filomena (1939), trasferitasi a Matera, dal 1970, dopo il matrimonio, casalinga; Ettore (1942), in pensione, professore dell’Ipsia prima a Tursi e poi a Policoro, vive a Montalbano Jonico con la famiglia; Giovanna (1944), che ha seguito le orme materne, dal 1955 in poi, fino a diventare proprietaria del forno, con la voltura del 1975; Antonietta (1947), maestra di scuola dell’Infanzia ed Elementare, in pensione e vedova; Emma (1949), pensionata, docente di Italiano della locale Scuola Media, tra le prime in assoluto a laurearsi con una tesi su Tursi, Origini e vicende storiche di Pandosia-Anglona, nota per la sua vita appartata, inappuntabile e riservata; Pietro (1952), sposato, vive a Bologna, dove lavora.
Giannina è entrata nel forno a undici anni e ha trascorso e maturato tutta la sua vita all’interno, per 64 lunghi anni, sapendo essere da giovanissima un punto di riferimento imprescindibile delle varie fasi del processo di panificazione. Certamente è stata aiutata anche dalle sorelle, soprattutto da Filomena poi da Emma, che adesso, con l’altra sorella Ninetta, le riconoscono con parole affettuose e tenere tutto l’onore e la dignità che merita l’assoluta dedizione e l’incrollabile attaccamento a una scelta di vita lavorativa. Proprio come familiare, lavoratrice e donna, lei è stata capace di giganteschi e duraturi sacrifici e di rinunce pure radicali, come usava nei tempi andati, ma certamente non ai nostri giorni. Privazioni, impegno e carico di lavoro l’hanno segnata per sempre nel fisico, fino curvarne l’attuale, doloroso e lento portamento.
Il forno era a legna e tale è rimasto per 55 anni, fino al 2005, quando fu cambiato a metano, ma solo per le condizioni di salute di Giannina. Lavorare nel forno, per fare il pane quotidiano, non è mai facile per nessuno, perché si fa tanta fatica e, con una turnazione atipica, si altera quasi il rapporto con il tempo giorno/notte e anche con le stagioni. Si andava a letto presto la sera e, verso le ore tre della notte, si iniziava a preparare, ordinare e sistemare il pane in dettaglio, con la dosatura degli ingredienti, l’impastatura, la lievitazione, passando poi alla cottura e alla vendita nelle ore del mattino e oltre; si smetteva di faticare verso le ore 15 (negli ultimi anni l’avvio è stato posticipato e il termine anticipato, rispettivamente di un’ora).
Il servizio della produzione del pane andava garantito sempre e comunque, tranne le domeniche e le solenni festività, con l’aggiunta soltanto della festa della Madonna di Anglona, ma giammai erano consentite altre chiusure, allora non si usava neppure andare in ferie, mai. Un forno atipico, non tanto perché consentiva alle persone di infornare il proprio pane, preparato a casa loro, quanto per aver dato la possibilità ad altre donne del centro storico (le signore Vozzi e Padula su tutte) di preparare la pasta, cuocere i pani e poi andarselo a vendere nei rioni san Michele e San Filippo N., una vera attività per conto terzi. Le persone portavano il grano, che occorreva lavare, rimetterlo nei sacchi e portarlo al vicino mulino che poi trasformava in farina. Nella stessa via Roma, poco distante, era collocato il mulino di Bilotta-Ragazzo (nel locale dell’attuale pasticceria “Eden” di Pipino), con il socio tursitano Matteo Ragazzo, mentre ai lati svolgevano l’attività due fabbri (in uno dei locali adesso c’è la pizzeria “Il Capriccio” di Bascetta). Con il sistema dei buoni, equivalenti al peso del grano fornito, si riceveva il corrispettivo pattuito del pane, in produzione da tre o da due chilogrammi; poi sempre più quello del peso di un chilo, che si iniziò a produrre soltanto dagli inizi degli anni Ottanta; il mezzo chilo fu venduto sostanzialmente dal Duemila, magari pure tagliato già a fette, come si usa oggi. Si lavorava molto, anche quattro quintali di pane al giorno, tuttavia, in settant’anni il consumo si è ridotto della metà circa. Si mangiava moltissimo pane a quel tempo, nonostante ci fosse la consuetudine di costruire il forno in pietra o a mattoni dentro e fuori delle abitazioni, oltre che nelle “caselle” di campagna, perché ci si alimentava soprattutto di pane (con l’olio, il pomodoro, il peperone, nel latte, ovunque e con qualsiasi cosa).
La popolazione era in crescita, arrivò il benessere, le condizioni di vita migliorarono, le famiglie erano numerose e Tursi era frequentato anche da molti forestieri. Parecchi erano operai erano al seguito di imprese, ma soprattutto e di frequente venivano i boscaioli da Bari per disboscare la ricca vegetazione tra Tursi e Colobraro, al fine di ottenerne legna da ardere e anche carbonella. Come hanno sempre saputo, riconosciuto e apprezzato in tanti, quello dei Mirri era un pane davvero speciale, di altissima qualità, che resisteva anche una settimana senza mai ammuffire, perché fatto con il “lievito madre”, preparato la sera e solo al mattino distinto nei vari impasti. Tre le infornate, in una sola camera di cottura, ma dal 1982 il forno è stato cambiato, con due camere di cottura, per abbreviare i tempi di lavorazione. Il panificio produceva e forniva anche biscotti con il finocchietto, a Pasqua i taralli con le uova, le ciambelle (u’ piccillete e a’ pitte) e le focacce, mentre le friselle furono introdotte nei primi anni Ottanta.
Davvero inevitabile la chiusura? Emma e Ninetta, accennano a un sorriso già nostalgico: “In fondo, anche se noi ci siamo riconosciuti con orgoglio nello sforzo profuso, adesso siamo tutti in pensione e con una certa età. In verità, abbiamo rispettato la volontà di Giannina, che era quella di concludere il ciclo, definitivamente. Pur ammettendo di continuare, bisogna prendere atto che non si sono create le condizioni giuste sia in ambito familiare che nella formazione di personale esterno, italiano o immigrato che fosse. Dove andremo noi adesso a comprare il pane? Semplice, finché le condizioni fisiche ce lo consentiranno, continueremo a farcelo noi, ma solo per il nostro fabbisogno quotidiano”.
Salvatore Verde


A Tursi restano in attività tre ottimi fornai: il Panificio Santamaria (via Italia, 8/10), quello di Antonio Suriano (viale S. Anna, 17) e di Giuseppe Cafaro (via E. Lauria, nel rione Santiquaranta). Sono panifici che garantiscono la produzione completa del pane e di altri prodotti, con la vendita diretta al pubblico. (s.v.)

TURSI – Giovedì 30 gennaio, alle 10,30, nel centro polifunzionale “San Giuseppe” di viale Sant’Anna, inaugurazione della mostra “Storia di un Carabiniere Eroe – Claudio Pezzuto M.O.V.M”, curata dall’arch. Francesca Fasanino, dell’Università della Basilicata di Matera, Dipartimento delle Culture Europee e del Mediterraneo. L’esposizione racconta la storia del carabiniere ucciso il 12 febbraio del 1992, nel conflitto a fuoco in un posto di controllo, poi insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare. In evidenza ventinove pannelli espositivi, che ricostruiscono in una ideale sequenza temporale i fatti e le memorie, i cimeli originali di Pezzuto, provenienti dalla sala dei ricordi del Comando Legione Basilicata, e materiale archivistico e fotografico, di proprietà della vedova del militare, reso disponibile per la visione al pubblico per l’occasione.
L’evento è stato fortemente voluto proprio dalla vedova Tania Pisani Pezzuto, ospite a Tursi in diverse occasioni, l’ultima nel 2017 in occasione della II Giornata della Legalità organizzata dal Comune, con la collaborazione dell’assessore alle Politiche sociali Sara D’Alessandro. All’apertura, oltre alla signora Pisani Pezzuto, interverranno il sindaco Salvatore Cosma, Mario Lamboglia, giornalista dell’Eco, Nicola Latronico, cavaliere della Repubblica e delegato regionale Unimri, mons. Vincenzo Orofino, vescovo della diocesi di Tursi-Lagonegro, e il Generale di Brigata Rosario Castello, comandante della Legione carabinieri di Basilicata. Tursi si conferma città della legalità anche con questo evento di livello e dall’alto valore umano, preludio di altre iniziative a tema sul territorio. Alla cerimonia inaugurale sono state invitate anche le scuole del territorio.
Salvatore Verde


TURSI CALCIO 2008: D’Elia, Mazzei (33’ p.t. D’Alessandro), Panio, Morrone, Mastropierro, Simeone, D’Errico, D’Oronzio (46’ s.t. Pipino), Guida (17’ s.t. Costantino), Guglielmucci (25’ s.t. Gallo), Buccolieri. A disp. Virgallito. All. Manfredi
VIGGIANELLO: Fiore, Laino, (24’s.t. Ielpo), Papa, Cavaliere, Di Paola, Pitillo, Olivieri (43’ s.t. Mainieri), Rossino, Abete, Tedesco, Carlucci. A disp. Gazzaneo, Lofiego, Salomone, Caputo. All. Oliveto
ARBITRO: Lacopeta di Matera
TURSI – Strappa un punto d’oro, per la salvezza, il Tursi Calcio 2008 che nella sedicesima giornata di Prima Categoria blocca sullo 0-0 il Viggianello. Partita giocata a denti stretti dai tursitani, i quali dovevano fare i conti con tante assenze, tra cui anche quella del mister Gianni Marino, assente per motivi familiari. Le due squadre hanno dato vita a una partita che rispecchia la loro classifica, con tante difficoltà nel creare gioco e vere occasioni da goal. Gli spunti più degni di nota nella prima frazione di gioco sono arrivati solo dalle punizioni. Si rende pericoloso prima il Viggianello con Di Paola che calcia dal limite e D’Elia con un volo plastico riesce a respingere la palla in corner. Il Tursi, invece, si fa vedere con Mazzei, il quale prova a sorprendere Fiore dai 25 metri ma il suo tiro esce di qualche metro.
Nella ripresa gli ospiti sono più aggressivi e il Tursi evidenzia netti segni di calo fisico. Il Viggianello ci prova con Papa che svetta di testa sugli sviluppi di un calcio d’angolo, senza trovare però lo specchio della porta. Poi si scatena D’Elia che riesce a sventare tutte le conclusioni ospiti tra cui quelle pericolose di Pitillo e di Di Paola. Il Tursi, dunque, con una grande prova di carattere porta a casa un punto che fa morale per la classifica, ma anche per il proseguo del campionato a partire da domenica prossima in casa del Chiaromonte (già bloccato sul pareggio all’andata).
Giulio Cesare Virgallito
*Riceviamo e pubblichiamo