Modo Armonico Semplice

Modo armonico semplice (L’asilo di un Maestro) (2007) un film di Salvatore Verde

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[tab title=”Sintesi del film” ]Idea – E’ certo che la scuola dell’Infanzia non abbia molte probabilità di sopravvivere a lungo nella memoria dei bambini, tant’è che essa (“lo scarabocchio necessario del sistema educativo e formativo”) può essere definita, per questo, la scuola dell’amnesia retrograda. Accade ciò, si ritiene, per l’ordinarietà delle esperienze pre-alfabetiche, tutte ricche e stimolanti per le fondamenta della loro personalità. Ma qualcosa può sopravvivere, anche per tutta la vita. Il film mostra quello che ci vincola come adulti: la capacità di ascolto, il valore della parola e l’esempio diretto, capisaldi di un’intramontabile pedagogia realistica e del fare e di amorevole rispetto verso i bambini. Sinossi – In una scuola dell’infanzia un po’ particolare, nel centro storico di un paese della Basilicata, dove solo l’essenziale non manca, le giornate trascorrono come sempre all’interno, con tante e varie attività. Un giorno, da parte dei bambini, arriva ai maestri un’impegnativa sollecitazione didattica: vogliono andare al di là del vicino burrone-precipizio a visitare un castello-convento abbandonato, semidistrutto e dalla inquietante nomea. Di fronte alla richiesta, i due insegnanti del modesto plesso monosezionale non sanno, né vogliono opporsi, ma poi dimenticano. In seguito, richiamati al “dovere” della parola data e dopo aver rassicurato le autorità e i genitori, i docenti organizzano l’escursione circolare. I piccoli alunni e la coppia mista di maestri vivono, così, una giornata intensa. Terminata l’impegnativa esperienza, durante la quale conoscono relativamente anche i sacrifici per raggiungere un risultato, ritornano a scuola stanchi, ma visibilmente felici. La giornata finisce e l’anno scolastico continua, ma si intuisce che qualcosa sia cambiato positivamente, per tutti, almeno così ricorda il Maestro invecchiato, mentre si congeda dalla vita.[/tab]

[tab title=”Intervista al regista” ]-Perché “Modo armonico semplice”?

È una tipizzazione concettuale dell’infanzia, con traslati rimandi alla fisica e alla musica, cioè all’energia della natura e della cultura, ma anche alla forma visiva espressa, del racconto e dell’idea di cinema.
-Questo film sembra un progetto che si proietta ben oltre l’ambiente scolastico. E’ molto che coltivava questa idea?
Si è sedimentata da circa venti anni. Sono entrato nella scuola dell’Infanzia, allora scuola Materna, nel 1980 ed ho sempre annotato qualcosa sulla esperienza di Maestro. Di tanto in tanto capitavano situazioni e mi si rivolgevano domande esistenziali “universali”, anzi tipiche del mondo degli adulti. Ritengo che sia per tali motivi che possa interessare tutti.
– Lavorare con i bambini non è facile, insegnare non è da meno. Come è stato girarci un film?
La cosa più difficile è certamente l’inizio delle riprese, perché è ardimentoso ottenere “l’ascolto del silenzio”, poi capiscono e si fanno bravi, essendo spontanei attori, se stanno al “gioco del cinema”.
-Ai bambini si insegna o dai bambini si impara?
Nei titoli di coda, il film è dedicato anche “a chi sa invecchiare conservandosi un po’ bambino, a chi ha insegnato imparando anche dagli allievi, a chi fa il più bel mestiere del mondo”. Naturale che si debba avere una solida preparazione culturale e saper insegnare. Non è pensabile che tutti lo possano fare, e questo spiega certe cadute poco professionali.
-Girare un film è sempre impresa ardua e impegnativa, realizzarlo a bassissimo costo è stato più difficile o più stimolante?
L’importante è non lasciarsi irretire dal limite finanziario, che può essere da stimolo per trovare soluzioni creative e organizzative. Il cinema è ancora arte e industria e spettacolo non per tutti, anche se le nuove tecnologie consentono una certa democratizzazione e aperture imprevedibili.
-Il film comincia con un battito di ciglia e si conclude con la morte del maestro. E’ un flashback, un ricordo, o cosa?
Il tema centrale del film è il rapporto dei bambini con la morte, filtrato dal ricordo del maestro morente, con una dilatazione temporale che dura quanto il doppio battito delle ciglia. La non esistenza, la più inverosimile delle verità, è sempre scomoda, imbarazzante, perché la morte è l’unica cosa impensabile, tant’è che non possiamo averne e non abbiamo nessuna idea né conscia né inconscia. Il pensiero non può comprendere il proprio non essere e tuttavia la morte esiste ed è inevitabile. In realtà, il film è un inno alla vita e alla necessità del valore della memoria. Un invito agli spettatori a sorridere e a riflettere, insomma, “a divertirsi con intelligenza”.
– In una battuta del film ricorda che “di una persona dopo la morte restano le sue opere”. Il maestro insegna e applica?
Un film o un libro sono una sfida al tempo che fugge, ma tutta la vera arte è una lotta contro l’eclissi del pensiero della morte. In fondo, solo morendo possiamo renderci immortali.
-Venti giorni di riprese, quasi otto mesi di montaggio. Per produrre il film ha avuto dei contributi, ma so che lei ha partecipato per quasi un terzo dei costi vivi. E’ una cosa che voleva fare a tutti i costi?
Ho fatto un prestito in banca al tasso corrente, convinto della bontà assoluta del progetto. Inoltre, dice il protagonista, rivolgendosi ai genitori, “a scuola, un maestro serio non deve preoccuparsi dei grandi problemi, ma deve occuparsi ogni giorno dei bimbi che ha di fronte, anche a costo di fare grandi sacrifici, per uno scopo nobile”. La psicologia e la psicoanalisi ci richiamano scientificamente e giustamente all’importanza dei primi anni di vita, ma chi governa le società moderne tende a sminuire il ruolo e la funzione di coloro che si dedicano all’infanzia.
-Nel panorama nazionale non sono molti i film che hanno come protagonisti i bambini dai tre ai cinque anni. Secondo lei mancano le trame o non è facile realizzarli?
Nella società contemporanea e ipertecnica, l’infanzia non ha grande attenzione e rischia un processo di precoce “adultizzazione” (speculare all’infantilismo senile). La stessa scuola Materna è stata istituita dallo stato italiano solo nel 1968, con personale che aveva un triennio di studi (la Scuola magistrale, da non confondersi con l’Istituto magistrale per i maestri elementari). Il cinema (non d’animazione) riflette tale assenza di considerazione in generale, ma le difficoltà sono davvero enormi.
-Vedendo il film si ammirano le bellezze artistiche e paesaggistiche di Tursi che emergono in tutte le loro peculiarità. Può essere un volano per il turismo se promosso in modo adeguato?
Il cinema è certamente un mezzo per diffondere idee, quando ci sono, ma è anche un ottimo strumento di promozione e valorizzazione del territorio, se girato fuori degli studi.
-Ha appena concluso il suo primo lavoro, è stata una parentesi nella sua vita professionale o potrebbe ripetersi?
Se ne avrò la possibilità, ho in mente di portare a compimento una doppia trilogia: altri due film sull’infanzia (nel suo rapporto con il cibo e il sesso), oppure seguire la crescita dei bambini (nella loro frequenza alla scuola Primaria e alla scuola Secondaria di I Grado). Quello che preme maggiormente è quest’ultimo: la storia di un ragazzo di terza media che è innamorato della geografia, ma il suo sogno sarà realizzato dal fratello maggiore.
Leandro D. Verde[/tab]

[tab title=”Scheda del film” ]Modo Armonico Semplice – L’Asilo di un Maestro” di Salvatore Verde (Italia, 2007, col, 113′), con i Bambini e i Genitori della Scuola dell’infanzia “Carmela Ayr” di Tursi. Idea, soggetto, sceneggiatura e regia: Salvatore Verde. Produzione: Istituto comprensivo statale “A. Pierro” e Salvatore Verde-Rosa Cuccarese, con il contributo di: Regione Basilicata – Assessorato alla Cultura e Presidenza del Consiglio Regionale, Direzione dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Basilicata, Comunità Montana basso Sinni e Città di Tursi. Consulenza psicoanalitica: dott.ssa Maria Domenica Padula. Scenografia e costumi: Salvatore Verde. Fotografia e operatore: Michelangelo Tarasco. Montaggio: Pasquale Castello. Aiuto regista: Leandro D. Verde. Suono (in presa diretta): Pasquale Castello e Francesco Iacovone. Musiche: Antonino Barresi (con le collaborazioni musicali e strumentali di: Chandra, Tubusinfabula, L. Fazio, Gramigna, e la collaborazione tecnica di Prop). Brani musicali: Sergio Endrigo “Ci vuole un fiore” e ” La casa”; TerraGnora “Pastorale del XXI secolo” e Silvia Dainese “Fondo di bicchiere” (canzone dei titoli di coda). Segretaria di edizione: Francesca Mazzoccoli. Trucco finale (del Maestro): Lucia Titolo. Fotografo di scena: Leandro D. Verde. Manifesto: Vincenzo Missanelli. Postproduzione: Videouno Matera. Interpreti e personaggi: Salvatore Verde (Maestro Salvatore), Anna Maria Ottomano (Maestra Pia), Gaetano PipinoPensionato Nicola), Giuseppe Castronuovo, Francesco Di Noia, Gianluca G. Digno, Giuseppina Ferrara, Daniele Genovese, Domenico Genovese, Antonio Gentile, Giuseppe Gentile, Linda Gentile, Piero Gentile, Caterina Hika, Irena Kaziu, Miguel Lupo, Alessio Mullaj, Roberto Mullaj, Francesca Pellegrino, Angelica Pipino, Paolo Salerno, Mira Shera, David Ioan Ticala Olla, Rivelino Tuga, Arianna Viceconte, Giulio Cesare Virgallito, Xheliana Zylfo (Alunni); Isabella Buccolieri, Stella Lucia Calciano, Rossella Carvelli, Filippo Digno, Antonio Ferrara, Antonella Fusco, Antonella Gentile, Brunilta Gerdeci, Angela Guglielmucci, Anna Filomena Gulfo, Kujtim Hyka, Elisabeta Khivari, Manjola Kaziu, Gani Kaziu, Natalina Lacanna, Giuseppe Laita, Filomena Lapolla, Maria Teresa Lapolla, Filippo Lupo, Sabri Mullaj, Violeta Mullaj, Teresa Ottomano, Margherita Padula, Gaetano Pellegrino, Carmela Popia, Nicola Salerno, Filomena Spadafora, Dritan Shera, Festina Tuga, Julzini Tuga, Pietro Viceconte, Luciano Virgallito, Shpresa Zylfo (Genitori); Don Vincenzo Mazzei, Salvatore Di Tommaso, Rocco Bruno, Rocco Montagna, Vincenzo D’Errico, Calciano Giuseppe, Rocco Adduci, Ugo De Vita, Maurizio Gallo, Pietro Orlando, Giovanni Costantino, Salvatore Giampietro, Giovanni Ragazzo, Luigi Garofalo, Francesco Di Noia, Salvatore De Riso, Antonio Spadafora, Giovanni Mormando, Vincenzo Ferrara (Pensionati); Giuseppe Lasalandra (Voce fuori campo), Aldo M. Zaccone (Preside), Salvatore Caputo (Sindaco), Antonio Popia (Padre del Maestro), Generoso Digno (Bidello), Salvatore Castronuovo (Autore del furto), Antonio Mango (Maestro da ragazzo), Giambattista Nuzzi (Mimo di piazza), Antonio Digno (Don Vito), Vincenzo Popia (Assessore), Rocco Lionetti (Professore di Educazione fisica), Claudio Verde (Vigile urbano), Giuseppa Modarelli (Nonna); Anselmo Farina (dottor Guido), Eleonora Curaro, Rosa Maria Fusco (Ninetta, Sorella del padre), Maria Gaetana Liguori (Madre del giovane Maestro), Rocco Campese, Elisa Violantealtri Familiari del padre in ospedale); Salvatore Mario Ragazzo (Medico di famiglia), Antonio Cosma (Otorinolaringoiatra), Domenico Verde (Ragazzo dei fumetti e del portone), Pietro Viceconte (Signore ubriaco); Melina Angotti Verde (Anziana cantante), Pina Di Santo (Cartolibraria), Maria Pia Gentile (Edicolante), Demetrio VerdeGenitore con la barba), Nicola Simeone (Uomo con l’asino), Mario Bruno Calzolaio-mandolinista), Rocco Tarulli (Gestore della pizzeria), Rocco Lupo (Barista), Vincenzo D’acunzo (Ragioniere, nel bar), Vincenzo Genovese (ing. Marchetta), Nicola Pipino, Francesco Perrini, Hjsni Zylfo (altri amici nel bar), Pasquale Di Noia (Campagnolo con serpente), Domenico De Paola (Giovane con le capre), Giuliano Verde (Fratello del Maestro), Giusy Viceconte, Jessica Mullaj, Pia Francesca e Rosemary Viceconte (Ragazze ex alunne); Vittoria Manieri (Ragazza della mensa); Antonio Salerno (Giovane dell’incidente); Gianmarco Gentile (il piccolo lattante); Benito Ferrara, Mariano Passatelli, Isabella Passatelli, Michele D’alessandro, Francesco Nuzzi, Ruben G. Verde (Ragazzi nel campo sportivo); Francesca Fortunato, Filippo FaillaPostini); le Bambine e i Bambini delle scuole dell’Infanzia del rione Santiquaranta e di Viale Sant’Anna, con le Maestre: Adele Perrucci e Maria Antonietta Mazzei, Anna Mormando, Giuseppina Rotunno e Carmela Solano, e le Collaboratrici: Antonietta D’acunzi, Rosa Manfredi e Filomena Tocci. [/tab]
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Partecipazione ai festival, premi e riconoscimenti

– “Goccia d’Oro 2007” al Merito della Solidarietà con l’Infanzia al maestro Salvatore Verde”, premio Internazionale e Nazionale di Rapolano Terme (Siena), proiezione speciale.

– * Primo Premio “Cinema & Scuola” 2007 al Festival del Cinema Indipendente della Provincia di Foggia;

– * Vincitore “La scuola oltre” al Festival “Lo sguardo bifronte” di Roma 2007;

– Evento speciale al Festival CinemadaMare 2007 di Nova Siri (Matera);

– Premio speciale ai bambini della Scuola dell’Infanzia, al concorso “Il cinema delle emozioni” 2007 di Rionero In Vulture (Potenza);

– *Proiezione speciale fuori concorso al Festival “35millimteri” di Bitonto (Bari).

– *Finalista al concorso “Culture in Loco – Culture/Vulture 2008”.

– *Finalista al “MoliseCinema 2008  Filmfestival”, sezione Cinema e scuola, a Casacalenda (Campobasso).

– * Proiezione speciale fuori concorso al “CORTOPALOFILMFESTIVAL 2008” – Festival italiano del cortometraggio a Portopalo di Capo Passero (Siracusa)
* per la versione corta

Alcuni commenti della critica

“Oltre che interessante, il film di Verde è davvero sinceramente ammirevole”.

(Paolo D’Agostini, La Repubblica, 2009)

“Goccia d’Oro al Merito della solidarietà con l’Infanzia a Salvatore Verde, quale autore del lungometraggio a soggetto Modo armonico semplice (L’asilo di un Maestro), anche ideatore, sceneggiatore e regista, oltre che coproduttore e interprete del film, per aver saputo descrivere con rara semplicità e struggente armonia il mondo dell’infanzia».

(Premio internazionale e nazionale, Rapolano Terme – Siena, 2007)

“Il film lucano (vincitore della sezione La Scuola Oltre) è riuscito con le opposte dimensioni dell’infanzia e dell’età adulta, con gli antitetici sentimenti della delicatezza e della forza, della vita e della morte, a costruire un equilibratissimo film in cui pedagogia e fantasia, documentarismo e fiction sono tra loro felicemente interconnessi”.

(Festival Lo Sguardo Bifronte, prima edizione 2007, giuria presieduta dallo scrittore e regista Andrea Camilleri)

“Un film di valore culturale e pedagogico (primo premio della sezione Cinema & Scuola), denso di significati educativi e formativi, con molti richiami al territorio e accattivanti rimandi cinematografici, capace, come raramente capita, di far emozionare il pubblico di tutte le età. Insomma, l’opera di Verde resta nella memoria del Festival, come un film bello, intenso ed importante e, perché non dirlo, anche di genuina poesia”.

(Festival del Cinema Indipendente di Foggia, VII edizione, 2007)

“In qualche maniera rivoluzionario per linguaggio e per esperienza e in una chiave di lettura insolita, il film ‘autarchico’ realizzato da Salvatore Verde avvince e sa commuovere, per la spontaneità dei bambini, che diventano protagonisti di mille interrogativi, fra i quali il perché della morte. Con quegli aspetti puramente estetici, l’opera di Verde, pur a basso costo, è in grado di riflettere la lezione di grandi maestri del cinema, come il francese Francois Truffaut , il cinese Zhang Ymou e gli italiani Marco Ferreri e Vittorio De Seta (per la televisione). E in certo modo piuttosto poetico, è il maestro  adulto che chiede asilo nel mondo fantasticamente inesauribile dei bambini. Il film è anche un manifesto alla didattica intesa nel senso più moderno, nel sovvertimento delle rigidità che talvolta reprimono la fantasia”.

(Armando Lostaglio, La Nuova del Sud, vice presidente Cinit-Cineforum Italiano, 2008)

“Interamente girato in una scuola materna di Tursi: tanti episodi ed eventi, con protagonisti soprattutto i bambini, che finiscono per diventare una proposta al mondo degli adulti”. (Ansa, 2007)

“Fortemente radicato nel territorio, il film di Verde è un viaggio nel passato attraverso gli occhi curiosi dei bambini, con il desiderio di uscire dai confini locali per viaggiare con la fantasia: il loro è un linguaggio che non prevede catalogazioni mentali come invece accade per gli adulti”.

(Corrado Veneziano, regista e attore artista, docente dell’Accademia d’arte drammatica “S. D’Amico” di Roma, 2007)

“Se rileggiamo gli aspetti puramente umani, legati al rapporto fra le nuove e le passate generazioni, che in un luogo come Tursi e la Basilicata si riflettono con maggior vigore e intensità, il film è un grande regalo fatto ai bambini, che si potranno rivedere in età adulta, mediante lo strumento cinema, e quindi è in sé un inno alla memoria”.

(Francesco Marano, antropologo visuale dell’Università degli studi della Basilicata, 2007)

Incluso nei siti on-line, il film è stato recensito/presentato anche dalle seguenti testate giornalistiche radiofoniche, televisive e stampa:

Cinemaitaliano.info, Wikipedia e Rai International, Radio Vaticana, Rai Tre Basilicata, Telenorba, TRM, La Nuova TV, Blu TV, La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Quotidiano della Basilicata, la Nuova Basilicata-La Nuova del Sud, Totem Magazine, Conquiste del Lavoro-Cisl, Il Lucano, Controsenso, Il Balcone del Conte, Il Mio TG, Basilicata News, Basilicatanet, Tursitani, Tursitani.it.

Youtube:
trailer del film: http://it.youtube.com/watch?v=G9lom4O7YcY
trailer    breve:       http://it.youtube.com/watch?v=XAR_AM9ZRSw
tutti i link del film: http://www.youtube.com/view_play_list?p=1519035B86A8092A

Le immagini dei film in televisione sono tratte da: Luci Della Città (1931) di Charlie Chaplin, Il Re Leone di Roger Allers e Rob Minkoff, Toy Story – Il Mondo Dei Giocattoli (1995) di John Lasseter. I fotogrammi del filmato super8 sono stati realizzati nella primavera del 1981 da Salvatore Verde, nella Scuola materna statale “Luigi Ponti” di Vimercate (Milano).

Riprese: dal 29 maggio al 19 giugno 2006 nel territorio di Tursi (108 scene in totale, 35 in esterni e una scena nell’ospedale di Policoro). Totale girato in video: circa 30 ore. Montaggio eseguito dal 2 agosto 2006 al 13 aprile 2007 negli studi di Videouno Matera.

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