“CALENDARIO 2022 – PAESAGGI E FOLKLORE” DI LUIGI CALDARARO, GRANDE ARTISTA DI TURSI, IN COPIE LIMITATE E PER POCHI FORTUNATI

Arte

Un calendario d’autore, come segnatempo (anche auto)biografico e atto d’amore verso la propria comunità. Impresa ardita ma riuscita con lode, anzi, è una delle rare sorprese locali di questo non allegro Natale 2021, ma comunque migliore dello scorso anno. Realizzato dal maturo artista e grande tursitano Luigi Caldararo (Tursi, 1942) e dal Laboratorio Artistico TribalArte, il “Calendario 2022” è senza alcun dubbio una raffinata e meditata produzione culturale, destinata ad accompagnarci nell’intero nuovo anno, tra sguardi occasionali, o anche talvolta distratti, e attimi di intenso rapimento dentro la memoria condivisa.

La vita non ha bisogno di giorni, sono i giorni che hanno bisogno di vita. Rita Levi Montalcini”, con questa massima di apertura l’occhio si posa su una immagine del tutto improbabile: un treno a carbone fumante sovrastato dalla bandiera bianca che sventola e nella quale campeggia la grande scritta “Saluti da Tursi”, con i fiori in primo piano sul lato sinistro e, appena sotto, la didascalia “Tratta dall’album di immagini d’epoca (1896-1945) – La Basilicata com’era di Luigi Luccioni – Ed. Atena”. Come Matera, capoluogo di provincia, anche la gloriosa Tursi, Città della Diocesi, della Rabatana, del poeta Albino Pierro e delle arance, è sprovvista da sempre di una ferrovia integrata nella rete nazionale.

Quindi il sottotitolo del calendario, “Paesaggi e folklore”, e l’esplicitazione: “Intraprendere un viaggio nel tempo circolare è certamente un’esperienza intrigante. Il calendario è il registro del tempo che scorre e porta via luci e ombre all’orizzonte della sera. In questo viaggio aperto all’anno 2022 desideriamo inserire immagini che aprono il cuore e la mente alla gioia, alla speranza, all’amicizia, alla conoscenza delle nostre tradizioni antiche radicate sul territorio”. In questo titolo come nel testo sono racchiusi tutti gli elementi che caratterizzano da sempre l’animo del Maestro Luigi, un artista sensibile e autentico, mentre delineano con poesia “il mondo di Caldararo”, a suo modo unico, per fonti di ispirazione, impegno socio-culturale e legame indissolubile con il territorio.

Sfogliare il calendario, sintesi propositiva di rimandi a un tempo passato, lontano e recente, per noi contemporanei significa rivivere con la memoria fotografica in bianco e nero e a colori la stessa (auto)biografia del grande pittore tursitano sia come straordinario animatore, scenografo, costumista e regista del Gruppo Folk Anglona (con i tanti volti dei componenti e protagonisti dell’insieme) sia come indagatore della ricerca storica dell’amato paese (dallo stemma della famiglia Doria al soldato delle galee del duca di Tursi del 1685, fino all’affresco di “Anglona-Tursium” nell’episcopio di Matera, del XIII secolo), oltre a palesare sia pure con molto pudore il forte sentimento religioso che segna da sempre le sue profondità esistenziali (con la devozione alla Madonna di Anglona, la processione in piazza Plebiscito e perfino con la partitura di un canto popolare, e poi con l’omaggio a mons. Pasquale Quaremba, vescovo della diocesi di Anglona e Tursi, e al presepe in pietra di Altobello Persio, con il particolare della grotta nella catacomba della chiesa Santa Maria Maggiore della Rabatana), senza sminuire la manifestazione degli ancoraggi ai punti di riferimento della sua giovinezza (su tutti il Maestro Vincenzo Cristiano, con una rara foro della sua seconda moglie Margherita Fanelli, e i sindaci del secondo dopoguerra Mario De Santis e Salvatore Latronico).

Su tutto l’apparato, a corredo di una iniziativa davvero meritoria, si impone il prezioso contributo di due immagini, pur se parzialmente note, che dialetticamente aiutano la datazione delle stesse foto b/n: una sicuramente dopo il 1930 e l’altra risalente a prima del 1901, che è la più antica rappresentazione pubblica di Tursi, ovvero della sua Cattedrale dell’Annunziata con l’adiacente episcopio. A riprova che si può fare cultura a pieno titolo, recuperando l’idea del calendario che a Tursi di tanto in tanto rifiorisce.

Annotazione curiosa, nella ovvia e precisa scansione dei giorni e delle fasi lunari, i mesi non hanno data, forse perché il tempo umano si confronta con il limite finito, mentre l’oggetto si svincola dall’idea dell’uso e getta e assume una sua quasi autonoma dimensione di valore, proprio invecchiando, perché, se è vero che gli anni della vita passano inesorabilmente per tutti, le stagioni e anche i mesi, invece, tornano per donare ai posteri rinnovati sguardi e nuove emozioni.

Salvatore Verde

Il Maestro Luigi Caldararo

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