Convegno conclusivo dell’Itinerario di formazione politica “Costruttori di bene comune”

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Sabato 26 ottobre 2019, alle ore 16.30 nell’Ostello della Giovenù in Chiaromonte, convegno conclusivo dell’Itinerario di sensibilizzazione all’impegno socio-politico Costruttori di bene comune. Presente il prof. Sergio Tanzarella, docente della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, che ha partecipato anche al convegno di apertura del percorso il 20 ottobre 2018, per offrire la sua riflessione partendo dalla relazione “Con tutti i naufraghi della storia. Animare da cristiani la società”.

Con l’itinerario formativo Costruttori di bene comune, la Consulta delle Aggregazioni laicali della diocesi di Tursi-Lagonegro ha inteso raccogliere l’accorato appello dell’Episcopato italiano, rivolto ai cattolici, a tornare ad occuparsi di politica, ponendo un primo passo in questa direzione, senza cedere a nostalgie per il partito unico, probabilmente strumento oggi poco adatto ad essere luce, sale e lievito della massa. Punto di ispirazione è stato il richiamo di papa Francesco ad avviare processi, non occupare spazi. Vuol dire avere uno sguardo lungo e stare nel nuovo fermento cominciando dal riconoscere con umiltà che abbiamo anche noi contribuito, con le nostre azioni e soprattutto con le nostre omissioni, al deterioramento del clima pubblico del nostro Paese.

Dai laboratori sono venuti riflessioni e suggerimenti interessanti per le comunità locali e per gli amministratori comunali e regionali. Era lo scopo principale: sollecitare cittadinanza attiva, base indispensabile per accettare poi un più diretto impegno socio-politico. Solo, infatti, da comunità sensibilizzate a questi temi potranno anche emergere persone che vogliono impegnarsi attivamente in politica; ma persone che saranno di un certo tipo e sapranno dar vita a una classe politica che, guardando alla Dottrina sociale della Chiesa, sappia essere “del grembiule” e finalmente torni a concepire il proprio compito in termini si servizio e non di esercizio di potere anche mediatico.

Scopo ambizioso, ma ineludibile per chi intende sporcarsi le mani con i problemi generali del Paese, “elaborando progetti per una migliore vita umana a favore di tutti, controllando anche la loro attuazione, denunciando disfunzioni e inerzie, esigendo con gli strumenti democratici, messi a disposizione dei cittadini, che la mensa non sia apparecchiata solo per chi ha potere, ma per tutti”. (CEI Commissione ecclesiale Giustizia e Pace, Nota pastorale Educare alla legalità, n. 17). Al vescovo, Mons. Vincenzo Orofino, che nei giorni scorsi ha incontrato i sindaci e gli amministratori dei 39 comuni della diocesi di Tursi-Lagonegro, l’offerta delle conclusioni del cammino svolto.

La prof.ssa Anna Maria Bianchi, presidente della CDAL ripensa al percorso e guarda avanti: «Elaborare, controllare, denunciare, esigere. Tutti verbi di forte impegno civile e sociale. Innegabile che molti lo stiano facendo, e da più parti, ma si possono fare le stesse cose con un perché motivazionale e finalistico diverso ed è il perché che fa la differenza. Per noi l’impegno civile e sociale diventa anche impegno ecclesiale cui siamo chiamati in virtù del battesimo e può sfociare in impegno politico diretto per portare in tutte le case l’acqua della pace, usando la metafora di don Tonino Bello, e per diffondere una temperie di solidarietà, l’imperativo morale che noi credenti chiamiamo anche comunione.

Significa mettere al centro la persona, adottandola come misura e principio di ogni scelta, come criterio assiologico supremo. La persona, non il calcolo di parte, le astuzie di potere, il prestigio delle fazioni. Sarebbe una vera rivoluzione! E le rivoluzioni per essere profonde devono avvenire attraverso dei lunghi processi che non siano sforzo del singolo, ma della collettività. Fare per gli altri è la scoperta di Cosimo, il barone rampante di Italo Calvino, dopo l’incendio del villaggio. Fare con gli altri è il passaggio a cui siamo chiamati. È la lezione di don Milani, del “fare insieme è ancora meglio”, anche se ovviamente in tempi più lunghi.

Nel percorso avviato a ottobre 2018 abbiamo esplorato, con una modalità di lavoro laboratoriale, cinque temi scottanti per il nostro territorio, utilizzando uno sguardo inclusivo e non contrappositivo, usando “e”, non “o”: ambiente e salute, povertà e interventi di autentica solidarietà, immigrazione e sicurezza… Auspichiamo che il frutto più maturo, a chiusura dell’itinerario, possa essere un passaggio che ancora una volta mutuiamo da don Milani, icona scelta per Costruttori di bene comune. A chi, dopo aver conosciuto Barbiana, gli chiedeva cosa bisognasse fare e quali modelli seguire, il priore rispondeva che il punto non è cosa bisogna fare, ma come bisogna essere. Era la domanda stessa ad essere sbagliata. Allora, siamo pronti per ripartire dalla domanda giusta?».

Don Giovanni Lo Pinto

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