In estate le scuole (dell’Infanzia) sono chiuse, ma a Tursi un paio non riapriranno neppure a settembre

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La Giunta comunale ha chiuso le scuole dell’Infanzia di viale S. Anna e dell’ex municipio nel centro storico e ne ha disposto il trasferimento nel plesso scolastico di Santi Quaranta. Infatti, con deliberazione n. 82 del 4 agosto 2015, la Giunta ha espresso “l’atto di indirizzo” sulla “Riorganizzazione scolastica comunale”. L’organo esecutivo era formato dal sindaco Salvatore Cosma e da tre assessori, Adduci Maria Anglona, Roberto Trani e Stefania Cuccarese (assente il vice sindaco Antonio Caldararo), con il segretario Pietro Sabella. L’atto è stato affisso all’Albo pretorio dell’ente il successivo 6 agosto (anche sul sito web) e resterà a disposizione del pubblico per 15 giorni. Ne sono venuto a conoscenza la sera di sabato (8 agosto). A tutt’oggi la minoranza consiliare non ne è stata informata ufficialmente.

La furbizia (dire temporanea una cosa perenne), ripete lo stanco rituale degli ultimi anni (in agosto la gente è più assente), nel peggiore stile estivo della politica amministrativa (ma ci sono cose che possono interessare corte dei conti e autorità giudiziaria), con il ricorso a chiare falsità (le scuole di oggi possono essere altro domani, dopo aver utilizzato i fondi destinati). Il sindaco Cosma e la terna di assessori, tutti eletti appena il 31 maggio alle elezioni comunali, dove hanno trionfato alla grande, hanno votato all’unanimità “l’indirizzo” e reso l’atto “immediatamente eseguibile”.

Certo, loro hanno affermato che si tratta di un provvedimento di “trasferimento in via sperimentale e temporanea, dei plessi delle scuole dell’infanzia ‘Carmela Ayr’ e ‘L`Arcobaleno’ presso il plesso della scuola dell’infanzia ‘Il Girasole’ di Via SS. Quaranta” e che “saranno poste a carico del Comune tutte le procedure relative al trasferimento delle attrezzature, nonché l’acquisizione dei pareri sanitari e di sicurezza”. Alla base del provvedimento, si accampa, una “attenta valutazione ed analisi sullo stato strutturale dei locali scolastici, sui quali è previsto un intervento di messa in sicurezza dal prossimo settembre, nonché dalla distribuzione/locazione dei diversi plessi sul territorio comunale, si è reso necessario valutare in via sperimentale una serie di interventi, eventualmente, da adottare prima dell”inizio dell’a.s. 2015/2016”.

Tutto ciò è scaturito da una “Conferenza di servizio”, convocata il 30 luglio e tenutasi il giorno dopo (!?) nella sede municipale, nella quale “è emerso tra l`altro che l’Amministrazione Comunale ha intenzione di trasferire, in via sperimentale e temporanea, anche per far fronte ad esigenze dettate dai lavori di ripristino di alcuni dei locali scolastici, i plessi delle scuole dell“infanzia ‘C. Ayr’ e ‘L’Arcobaleno’ presso il plesso della scuola dell’infanzia ‘Il Girasole’ di via SS. Quaranta”. Inoltre, in tale circostanza, il Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo “A. Pierro”, “con dichiarazione acquisita al suddetto verbale, esprimeva condivisione al trasferimento temporaneo e sperimentale, sebbene ritenesse opportuno attuarlo il prossimo anno scolastico”.

Dopo l’ampia citazione della delibera di Giunta, è utile ribadire alcune considerazioni e questioni, tralasciando appena le problematiche occupazionali, pure importanti, ma facilmente strumentalizzabili (e che non mi riguardano direttamente, anzi, come tutti sanno, con la maestra abbiamo garantito per decenni un servizio di trasporto degli alunni unico al mondo, a costo zero e in orario aggiuntivo).

– L’Istituto comprensivo Pierro, per sicura miopia politica di appena alcuni mesi addietro, è in crisi, è sottodimensionato ed abbiamo perso perfino la storica dirigenza (la Direzione didattica e la Presidenza della Scuola Media erano state entrambe superate anni addietro proprio dalla istituzione del Comprensivo). Certo, siamo sotto la deroga del numero degli alunni (circa 375, invece di 400), ma proprio questo era stato paventato in inverno, in sede di programmazione regionale (enti territoriali, sindacati, ufficio scolastico), quando c’è stato un rifiuto del sindaco di Tursi di porsi in un’ottica di futuro prossimo. Per intenderci, la dirigente Carmela Liuzzi, da settembre sarà titolare dell’Istituto comprensivo di Valsinni, Colobraro, San Giorgio Lucano e Rotondella, mentre l’Istituto tursitano attende la nomina di un reggente. Chiudere i plessi scolastici significa mettere una pietra tombale sul futuro.

– Cosa sia cambiato in pochi mesi, si fa fatica a pensarlo perfino. Se ieri il Comune si è impegnato a garantire le situazioni esistenti, tanto da voler rifiutare qualsiasi aggregazione proposta, perché mai oggi giochicchia con le istituzioni educative? I bambini non sono birilli che si spostano a piacimento, per sperimentare cosa? Le scuole non sono la torre dei mille gatti, che si apre e si chiude a seconda dei capricci degli improvvisatori di turno. Tutto questo contraddice fortemente le argomentazioni esposte nella narrativa del deliberato, ma si sa, si dice una cosa e se ne pensa un’altra, mentre se ne fa un’altra ancora.

– Sono e resto convinto che si debbano chiudere le scuole solo dove i bambini non ci sono, almeno in numero minimo previsto dalle norma, e non quelle dove gli alunni sono bastevoli. Quanto ai lavori, si possono fare con oculatezza e gradualità, senza creare disservizi così esagerati.

– La scuola “C. Ayr”, l’unico presidio dello Stato nel cuore del centro storico, non rientra affatto nei lavori necessari di adeguamento, anzi non sono previsti proprio, poiché è l’unico plesso a norma, sotto tutti punti di vista tecnico-strutturale e degli impianti. Inoltre, è un punto di riferimento per la didattica più avanzata, come ci viene riconosciuto dagli esperti esterni, anche nell’accoglimento, dal 1992, dei bambini stranieri (albanesi e romeni in particolare).

– La scelta di chiudere definitivamente, se portata avanti, perché di questo si tratta, senza paura di essere smentito, è dettata soltanto da motivi politici, affaristici, elettoralistici, personalistici, perché il Comune risparmierà solo circa 6.500 euro all’anno, forse! Ma il disagio sarà enorme per le famiglie dei bambini interessati, dai tre ai sei anni, sia pure con un trasporto alunni (necessariamente incompleto). Per gli amministratori, invece, bisogna anche “tener conto anche delle finalità di contenimento della spesa pubblica”, appunto.

– Non in ultimo, si ricorda che il plesso di Santi Quaranta, nato come asilo nido e poi adeguato alle mutate esigenze, non può contenere quattro sezioni, avendo soltanto tre aule utilizzabili, al massimo, mentre si dovrà prestare attenzione agli aspetti igienici (i bambini dovranno pranzare dove si svolgono le attività quotidiane).

I quattro amministratori si superano e rivelano di essere tecnicamente incapaci e politicamente irresponsabili, quando affermano: “Il trasferimento suddetto, in via sperimentale e straordinaria, permetterebbe di garantire una efficiente programmazione educativa della scuola dell’infanzia, allocata in un’unica sede, con un probabile miglioramento dell’offerta didattica, formativa ed educativa, nonché la razionalizzazione dei diversi plessi presenti sul territorio comunale per un’organizzazione efficace, efficiente ed economica degli stessi, nell`ottica di un servizio qualitativamente migliore, anche per i lavori di ripristino di alcuni dei locali scolastici”.

Che fossero geniali lo sospettavamo, ma anche pedagogisti non potevamo immaginarcelo, ne prendiamo atto. Una ottantina di alunni in uno spazio del tutto inadeguato, sono l’esempio peggiore di come non si potrà organizzare nulla oltre l’assistenzialismo e l’ordinarietà, esattamente come avveniva nel passato, ma oggi i tempi sono cambiati. È normale attendere i prossimi passi amministrativi, per una valutazione più complessiva della gestione del Comune, ma è lecito domandarsi già adesso cosa capiscano di scuole un postino, una bidella, una signorinella e un tecnico radiologo (e relativi consigliori in separata sede), diremmo, in pratica, una beata carota.

Chi pensa di voler semplificare, utilizzando il potere unicamente come chi afferma “Qui comando io, lei non sa chi sono io, ecc”, dimostra almeno di non essere in grado di gestire alcuna complessità, sia pure minima, come invece è richiesto agli insegnanti. Non sembri fuori luogo, se il sindaco Cosma, il postino Salvatore Cosma, continua a firmarsi “professore”, la cosa assumerà presto caratteristiche tra il serio e faceto, dovendo essere assodata in modo definitivo, poiché ci appare evidente l’usurpazione del titolo: dottore forse si, giammai professore! E comunque, alla prima prova, ci si attendeva molto di più da un vero professore, ma lui non lo è.

Salvatore Verde

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