“LA NOTTE È UN POSTO SICURO” IL FILM DI GIUSEPPPE PAPASSO CON AMIN NOUR PRESENTATO A MATERA, GIOVEDÌ  23 GENNAIO

Cinema

Evento culturale a Matera, nel Cine Teatro Gerardo Guerrieri. Proiettato con successo, alle ore 18 di giovedì 23 gennaio, il film La notte è un posto sicuro, diretto da Giuseppe Papasso, con Amin Nour protagonista e la partecipazione di Alessandro Haber, Donatella Finocchiaro e Peppe Servillo.

Soggetto e sceneggiatura: Giuseppe Papasso, con la collaborazione di Marco Greganti e Saverio Di Biagio; direttore della fotografia: Ugo Lo Pinto; montaggio: Valentina Romano; musica: Paolo Vivaldi, Jonis Bascir; costumi: Sandra Cianci; aiuto regia: Carmen Femiano; suono: Marco Fazzalari; produzione: Quick Movie, in collaborazione con la Intent, Interactive Entertainment. Girato in Italia, a Maratea, Latronico, Melfi e in altri luoghi della Basilicata, e in Svizzera, prima dell’epidemia Covid, riprendendo dopo il progetto.

Buona la partecipazione di pubblico, arrivato anche dalla provincia materana, per applaudire calorosamente un lungometraggio di pregevole fattura, sensibile e accorto nella narrazione, ottimamente recitato da attori di valore. In attesa della regolare distribuzione nelle sale, si spera, il film è stato proposto nell’ambito delle anteprime di Matera Fiction, un osservatorio dedicato alla serialità ideato dallo stesso Papasso, un cineasta e intellettuale al quale la nostra regione deve moltissimo, per una molteplicità di iniziative negli anni. L’opera ha già ottenuto tre importanti riconoscimenti al Terra di Siena International Filmfestival: Gran Premio della Giuria ad Amin Nour; Premio della Critica come Attore Non Protagonista ad Alessandro Haber e Premio a Donatella Finocchiaro come Attrice Non Protagonista. Nella Città dei Sassi hanno presenziato il regista Giuseppe Papasso e gli attori Amin Nour e Peppe Servillo, intrattenutisi al termine della proiezione con gli incuriositi ed anche emozionati spettatori, per ascoltare le garbate, intelligenti e penetranti riflessioni sul merito della storia raccontata, poiché c’è molta autobiografia del protagonista Nour, e dei contenuti proposti, ma anche sull’articolato e travagliato lavoro creativo, poi concretamente svolto tra l’Italia e la Svizzera.

Dal mare alla montagna, tra sofferenze e speranze, dalla disperazione alla salvezza, si racconta il calvario dei giorni nostri di un emigrante africano, superstite di un naufragio, e della risalita italiana, necessariamente a tappe dal canale di Sicilia a Basilea, alla ricerca della sua famiglia, del suo posto nel mondo e di un futuro migliore. Letteralmente e metaforicamente tratto in salvo dalla rete di un pescatore, il giovane eritreo Hamid (Amin Nour), che ha un passato doloroso nella sua terra e da dove è fuggito, affronta, in solitudine e con potente forza interiore, le diverse situazioni di accoglienza e rifiuti, tolleranza e sfruttamenti, rischio e pericoli, sempre vagando in clandestinità, ma deciso ad attraversare l’Italia e a ricongiungersi con i suoi cari, aiutato dapprima quasi inconsapevolmente dalla passione per la cucina (dalla trattoria siciliana all’agriturismo sui Colli Bolognesi al bistrot svizzero). Emergono conflitti e prepotenze, come le assurdità del caporalato e il dramma dell’attraversamento del confine, confrontandosi con il significativo rifiuto, la chiusura e l’intolleranza di coloro che, animati da un discutibile senso comune, attribuiscono all’emigrante soltanto colpe e negatività. Ma Hamid non perde mai la speranza e la propria dignità.

Dunque, un tema generale noto e complesso, di un fenomeno epocale, destinato probabilmente a ingigantirsi nel tempo, è affrontato con grande onestà intellettuale e impegno civile, ma senza estremismi politici o scorciatoie ideologiche, dal regista Giuseppe Papasso, stimato e autorevole studioso di cinema, oltre che autore di una cinquantina di pregevoli documentari, qui alla riuscita opera seconda dopo il pluripremiato Un giorno della vita (2011, girato in Basilicata tra Melfi, Barile, Forenza e Rionero in Vulture). Non un film sull’emigrazione, però, La notte è un posto sicuro è piuttosto il racconto esemplare dell’umana esistenza di una persona che ha scelto di non rassegnarsi e di cambiare il proprio destino, superando anche le tragedie, per inseguire gli affetti e la libertà. Un viaggio sulla potenza del desiderio, che si eleva oltre il film denuncia. Del tutto coerente il quasi lieto fine e lo sviluppo drammaturgico abbastanza lineare, tranne pochissimi e brevi flashback, con scene incisive di realismo talvolta soltanto evocativo, nel rispetto di certa cronaca e soprattutto della verità, e con inquadrature di raffinata bellezza, quasi delle oasi dialettiche rispetto al potente contenuto, non disgiunte dalla maestria documentaristica dell’autore.

Davvero superlativa la prova di maturità offerta dall’attore somalo di Mogadiscio Amin Nour, con una recitazione misurata, intensa, partecipe e a tratti commovente. Doveroso ricordare che egli, da oltre dieci anni a Roma, ha assistito nel 1992 all’uccisione di quasi tutta la sua famiglia, ritenuta filo occidentale, dopo la caduta del dittatore Siad Barre, durante la guerra civile, riuscendo poi a fuggire aiutato e salvato dal nonno che lo portò in Etiopia a piedi dopo il deserto. Ma altrettanto notevoli sono state le partecipazioni di Peppe Servillo, un imprenditore aduso allo sfruttamento degli operai con un tocco di ruvido paternalismo campano, e quelle del grande Alessandro Haber e della magnifica Donatella Finocchiaro, la straordinaria coppia che gestisce il locale in Emilia Romagna, marito anziano e burbero lui e lei dotata di carattere dolce e forte al contempo. Apprezzabile anche il contributo attoriale di Orio Scaduto, Katia Gargano, Giovanni Arezzo, Maria Laura Moraci, e in Svizzera Rosanna Militello, Domenico Autuori e Gina Azzato, direttrice di RadioOnFive, Grage Adm. Ottima la fotografia talvolta malinconica di Ugo Lo Pinto e il montaggio accattivante di Valentina Romano, con le musiche seducenti di Paolo Vivaldi e Jonis Bascir. Un film post-trumpiano e ammirevole testimonianza creativa del nostro tempo, per il grande pubblico.

Salvatore Verde ©

Gradito molto il dono di VIVILCINEMA, l’ottimo bimestrale di informazione cinematografica, numero 6, novembre-dicembre 2024, edito dalla FICE, Federazione Italiana Cinema D’Essai, Direttore responsabile Mario Mazzetti.

Il regista Giuseppe Papasso al centro, con gli attori Amin Nour e Peppe Servillo.

Lascia un commento