PINO ROVITTO CON IL LIBRO “U FIGGHIË RA MUGGHIÈRË RU MËRËCANË” E IL PROF PALERMO A CASA PIERRO LUNEDÌ 1 AGOSTO

Libri

Nel 1931 c’era “a mugghièrë ru mërëcanë” di Paolo De Grazia e oggi, grazie agli studi, alla ricerca, alla passione per il dialetto e all’amore per la sua Senise, arriva “U figghië ra mugghièrë ru mërëcanë” (Il figlio della moglie dell’americano) del sociologo e scrittore “senisaro” Pino Rovitto. Un testo che connette luoghi, tempi, mondi, lingue e persone, apparentemente lontani. È un omaggio, un inizio di nostalgia, un dato anagrafico che diventa impegno umano e culturale: insomma è un atto d’amore per la sua Senise. Dove il narratore è nella storia, ma non è la storia, i personaggi sono veri ma inventati, il racconto è per metà reale e per metà finzione, la lingua è per metà italiano e per metà dialetto.

Nello stimolante e interessante dialogo con il professor Massimo Palermo, linguista, grammatico e accademico dell’Università per stranieri di Siena sono emersi aneddoti, ricordi, analisi e riflessioni sul dialetto e, ovviamente, sulla lingua italiana. Ed è stata una piacevole sorpresa per tutti quando il professor Palermo ha ricordato di aver incontrato e conosciuto a Roma il poeta tursitano che gli ha donato una copia di “Un pianto nascosto”, con tanto dedica, che custodisce gelosamente.

Pino Rovitto: <<Ho cominciato ad ascoltare il mondo con l’udito del dialetto, a vedere il mondo con gli occhi del dialetto, a sentire le emozioni in dialetto, a pensare in dialetto. Ho cominciato a innamorarmi in dialetto, a provare dolore in dialetto, a conoscere la morte con le lacrime del dialetto, a capire le fondamenta del mondo con le parole e i silenzi del dialetto. I miei primi sogni sono stati in dialetto. Questo testo, che connette luoghi, tempi, mondi, lingue e persone, apparentemente lontani, è un omaggio, un inizio di nostalgia, un dato anagrafico che diventa impegno umano e culturale: insomma è un atto d’amore. Questo è un libro dentro altri libri, e io ho cercato soltanto di dare credibilità al testo letterario, una credibilità interna alla lettura, che spero provochi nel lettore quell’atteggiamento che Coleridge ha chiamato “sospensione dell’incredulità”>>.

Durante la serata Agnese Stalfieri ha recitato la poesia in italiano “Ci fermammo alla vigna” (Il mio villaggio, 1959) di Albino Pierro e Rosa Gialdino ne ha declamata una in dialetto “A Pacciarella” (Metaponto, 1963), regalando ai presenti la sua “Nonna Rusina Francuinë”.

L’assessore allo Sport e allo Spettacolo del Comune di Tursi Federico Lasalandra ha portato il suo saluto e Franco Ottomano, presidente del Parco Letterario Albino Pierro e del Centro Studi, ha ringraziato tutti i presenti per la gradita e costante presenza. La serata, di notevole valenza culturale, è stata coordinata dal giornalista Leandro Verde. Prossimo appuntamento il 9 agosto con “La famiglia Brancalasso”, monologo di @Salvatore Verde sulla storia, cultura e vita di una nobile famiglia tursitana.

Sempre in collaborazione con: Comune di Tursi – Provincia di Matera – Pro Loco Tursi – Tursitani.it – Modulazioni Temporali – Battifarano – azienda vitivinicola – Sanchirico Spettacoli – I Parchi Letterari – Paesaggio Culturale Italiano.

Lascia un commento