Belgio-Italia, riflessioni del giorno dopo

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Antonio Di Noia
Antonio Di Noia

L’Italia ha vinto con pieno merito battendo per 2-0 il Belgio, una squadra fortissima e favorita dai pronostici non solo nei confronti dell’Italia, ma anche per la finalissima del 10 luglio 2016. L’Italia è scesa in campo con la seguente formazione: Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini, Darmian (De Sciglio), Giaccherini (Ciro Immobile), De Rossi (Thiago Motta), Parolo, Candreva, Eder, Pellè. Tutte le sostituzioni nella ripresa.

Prima dell’inizio dell’incontro abbiamo visto Nainggolan, De Rossi e Florenzi salutarsi e abbracciarsi. Un gesto che personalmente ho apprezzato molto e credo che abbia anche suscitato qualche emozione negli spettatori televisivi. È ciò che vorremmo sempre vedere prima e dopo una manifestazione sportiva.

Ma veniamo alla nostra inaspettata vittoria contro i “diavoli rossi”. Un match difficile e a rischio unico. Sappiamo che la nostra è una squadra di sostanza, tecnicamente molto valida e determinata, ma, ammettiamolo, è senza grandi talenti naturali che da soli spesso risolvono situazioni che sembrano non avere sbocchi. Mi riferisco, in particolare, all’assenza di calciatori di alto profilo tecnico, di fuoriclasse come Pirlo, Totti, Tardelli, Baggio, Del Piero, Maldini, Cannavaro, per citarne solo alcuni. Questi calciatori iniziarono la loro carriera precocemente, ricoprendo importanti ruoli di squadra già a 20 anni, bruciando tappe su tappe.

La nostra difesa ha giocato alla grande, e Bonucci è stato superlativo; illuminante il suo passaggio da 40 metri a Giaccherini in occasione della prima rete al 32° del p.t. che fredda con un diagonale Courtois in uscita. Tra le chiavi del successo dell’Italia contro il Belgio ci sono sicuramente, organizzazione, tattica e corsa. Il tecnico Conte ha il merito di aver creato una squadra “a sua immagine” e ugualmente forte e determinata; è riuscito cioè a creare un gruppo coeso, compatto, atleticamente molto preparato e in grado di competere senza timore riverenziale contro avversari forse individualmente più bravi e capaci dei nostri calciatori. Nella formazione italiana non c’è invidia verso chi scende in campo, al contrario, c’è partecipazione, entusiasmo e voglia di fare bene, dove ciascuno anela a conquistarsi un posto in squadra.

Alcuni commentatori hanno riferito che gli Azzurri hanno corso per un totale di 120 km, contro i 108 del Belgio, cioè oltre 1km in più per giocatore nei 90 minuti. Quello che ha corso di più è stato Parolo con km 12,570. Non è un segreto che l’allenatore abbia puntato tanto sulla preparazione fisica. Questa Italia ha il pieno di benzina nel serbatoio, come si capisce nei minuti di recupero di un s.t. di pura sofferenza, che ha portato al raddoppio di Graziano Pellè. Dobbiamo continuare così, perché il nostro segreto è il gruppo.

I Belgi, dal canto loro, pur avendo centrocampisti e attaccanti tra i più forti al mondo e giocatori molto tecnici e di talento, non hanno mostrato quello che, forse, realmente valgono; spesso hanno cercato l’uno contro l’uno senza riuscire a concludere o essere pericolosi. Nainggolan, nella prima mezz’ora di gioco, è stato alquanto pericoloso in almeno tre tiri in porta. Witsel e Hazard i più dinamici e più pericolosi.

L’Italia, invece, è stata continuamente e con perseveranza alla ricerca di punti di riferimento in avanti. Al 35° Candreva conclude con un tiro mancino a rete, ma il portiere para e manda in angolo. Al 36° Pellè è pronto al raddoppio per chiudere il match ma non trova la porta, forse perché il pallone girava troppo giungendo sulla sua testa e quindi va fuori. Nel p.t. abbiamo concesso agli avversari solo tiri da fuori area. Possesso palla: p.t. Belgio 54% – ITA 46%. Verso la fine (oltre l’80°) i Belgi attaccano ed è evidente che vogliono ad ogni costo pareggiare. Sono 3 i minuti di recupero. Al 92° Pellè insacca il gol del raddoppio su assist di Candreva in contropiede. È un’Italia che sa soffrire e che sa vincere. Abbiamo meritato questa vittoria, senza esaltarci, facendo vedere che siamo una squadra e che ora possiamo anche sognare qualcosa di più. (martedì, 14/06/2016)

Tonino Di Noia

 

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