Dedicato al tursitano Antonio De Liguoro (1933-1974) il piazzale della stazione di Policoro. La cerimonia l’8 giugno

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Antonio De Liguoro  (1933-1974)
Antonio De Liguoro (1933-1974)

Il piazzale della stazione ferroviaria di Policoro sarà intitolato al tursitano Antonio De Liguoro (Taranto 5 maggio 1933-Policoro 8 giugno1974), deceduto prematuramente in maniera tragica, quando era dipendente del Consorzio di bonifica di Bradano e Metapontino. La cerimonia (pre)serale si volgerà l’8 giugno, nel 41° anniversario della disgrazia, e vorrà essere, com’è scritto nel cordiale invito alla cittadinanza, “un momento collettivo dedicato al ricordo di Antonio De Liguoro, che tanto ha dato alla nostra città in molteplici settori: sociale, politico, culturale, ma soprattutto in quello umano e cristiano”. Appuntamento nella chiesa del Buon Pastore, alle ore 17, per la messa in suffragio celebrata da mons. don Salvatore De Pizzo, con la partecipazione di don Nicola Modarelli e don Pasquale Zipparri. Alle ore 19, nel piazzale ferroviario, il saluto del sindaco di Policoro Rocco Luigi Leone e delle autorità presenti. Subito dopo, lo scoprimento e la benedizione della targa, seguito dal concerto bandistico della Città di Nova Siri. L’ammirevole decisone dell’ente locale è stata assunta dall’amministrazione con delibera di Giunta comunale n. 59 del 29 aprile scorso, su sollecitazione di una petizione popolare in tal senso, e il 6 maggio, il primo cittadino lo ha comunicato alla famiglia dello scomparso, vittima di un drammatico incidente ferroviario.

De Liguoro, infatti, dopo aver sempre vissuto a Tursi, nel rione Petto (abitava all’interno del palazzo della nobile e indimenticata famiglia Camerino), nel 1969-70 si era trasferito con la sua famiglia nella cittadina Jonica, proprio per continuare ad adempiere con passione al suo lavoro per il Consorzio, istituito nel 1966 con la nuova configurazione. Il fatale incidente si è verificato nel pomeriggio al passaggio al livello dell’Idrovora di Policoro. Mentre attraversava i binari in auto, a bordo di una Fiat “500”, è stato travolto dal treno 6563 che, partito da oltre un’ora da Taranto, era diretto a Sibari (sulla linea Metaponto-Reggio Calabria). La vettura, ridotta in macerie, è stata poi trascinata per una cinquantina di metri e il treno (composto da due automotrici) si è fermato a circa duecento metri, senza alcun ferito tra i settanta passeggeri. Alla base, una mera casualità del destino, una involontaria colpevole coincidenza, ci è stato oggi riferito, poiché la casellante aveva dimenticato di abbassare le sbarre del passaggio a livello. All’epoca, il giornalista Nicola Buccolo sulla stampa quotidiana ne scrisse i particolari con puntualità.

La breve vita di “Don” Antonio è stata caratterizzata dall’aiuto rivolto a chi aveva bisogno, difendendone la dignità, tanto da essere persona amata e stimata dai compaesani tursitani e policoresi. Dopo aver frequentato in gioventù l’Istituto agrario, aveva sposato Carmela Guglielmucci, tuttora residente a Montegiordano (CS) ed era padre di quattro figli, tre dei quali ancora minorenni all’epoca del fatto. Dopo la primogenita Maria Ines, allora diciannovenne, sono nati: Graziella, diciassette anni, Raffaella, tredicenne; Vincenzo, appena di 10 anni. I nomi dei figli richiamano la tradizione, in omaggio e ricordo rispettivamente della madre, della suocera, del padre e del suocero. Solo la secondogenita era sposata da quattro mesi con Mimmo Cellammare, impiegato comunale, destinatario della sconfinata gratitudine dei familiari, avendo “caldeggiato e seguito la petizione, anche nel suo iter burocratico”

“Ha amato i figli con la tenerezza di una madre e per amore loro ha fatto ogni tipo di lavoro, finanche a spazzare la neve o il fattorino di autobus, tra gli altri, prima dell’assunzione a tempo indeterminato al Consorzio – ci dice con immutato affetto e amore Livia Anglona De Liguoro, unica sorella vivente -. Il vuoto che ha lasciato è stato incolmabile, i figli hanno vissuto nel suo culto e rimpianto. Alle sorelle e alla madre che lo adoravano non è rimasto che sentirlo vivo attraverso i figli. Questi, pur senza la guida fisica paterna, hanno saputo diventare persone serie, lavoratori onesti e genitori presenti nella vita dei loro figli, e sono il mio orgoglio. Grazie all’Amministrazione comunale di Policoro e a tutti gli amici della Città che hanno sottoscritto la petizione al Comune affinché si onorasse uno stimato concittadino con la intitolazione del piazzale ferroviario”.

Salvatore Verde

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