Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi aveva concesso il titolo onorifico di Città di Tursi. E’ doveroso ricordare anche questo suo legame con la nostra storia

Storia di Tursi
Carlo Azeglio Ciampi
Carlo Azeglio Ciampi

La morte del senatore a vita Carlo Azeglio Ciampi (Livorno, 9 dicembre 1920 – Roma 16 settembre 2016), riporta alla memoria eventi tursitani di dieci anni addietro. Ciampi è stato un grande italiano: partigiano ed economista,  banchiere e Governatore della Banca d’Italia (dal 1979 al 1993, politico e più volte ministro, e poi presidente del Consiglio dei ministri (1993-94) e decimo Presidente della Repubblica dal 18 maggio 1999 al 15 maggio 2006 (primo presidente del Consiglio e primo capo dello Stato non parlamentare nella storia della Repubblica).

Sabato e domenica la camera ardente al Senato, i funerali lunedì 19 settembre e in tale giornata sarà lutto nazionale (con l’esposizione a mezz’asta delle bandiere nazionale ed europea sugli edifici pubblici di tutto il Paese). Per Tursi ebbe un’attenzione straordinaria, con un gesto di assoluto valore simbolico e storico, quando decise di insignire il Comune del titolo onorifico di Città. Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, prima della scadenza del suo mandato, firmò il 4 maggio 2006 il Decreto (la formale notifica del Prefetto Garufi di Matera, con la quale si informò l’allora sindaco Salvatore Caputo dell’accettazione della richiesta, arrivò agli inizi di giugno). A distanza di soli tre mesi circa dal deliberato, adottato all’unanimità dai 14 consiglieri comunali presenti (due gli assenti) nella seduta del 30 gennaio 2006, vista la documentazione allegata e visto il parere favorevole del 18 febbraio espresso dal Prefetto di Matera, su proposta del Ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, il Presidente Ciampi accolse l’istanza e decretò la concessione onorifica.

Come segno di gratitudine al Presidente Ciampi, ma anche per una comparazione della lettura delle vicende locali nel tempo, riproponiamo il testo della delibera n. 2, prot. 1778, per il “Riconoscimento del Titolo di ‘Città’ al Comune di Tursi, richiesta ai sensi dell’art. 18 del D.L.vo n. 18/08/2000 n. 267 Tuel”, già pubblicato integralmente sul bimestrale TURSITANI, n.2 (12) Mar-Apr 2006.

Tursi merita il titolo di Città,  lo chiede il Consiglio comunale all’unanimità

E’ stata adottata all’unanimità, dai 14 consiglieri comunali presenti (solo due gli assenti) nella seduta del 30 gennaio 2006, la delibera n. 2, prot. 1778, per il “Riconoscimento del Titolo di ‘Città’ al Comune di Tursi. Richiesta ai sensi dell’art. 18 del D.L.vo n. 18/08/2000 n. 267 Tuel”. Ha partecipato alla seduta il Segretario dott.sa  Elisa Bianco. IL  Consiglio Comunale ha ascoltato ed approvato l’ampia ed esauriente  relazione (che segue) del Sindaco Presidente, che,  per chiarezza e ricchezza di motivazioni, giustifica l’aspettativa per l’ottenimento del titolo e offre ai cittadini di Tursi l’opportunità di conoscere con orgoglio la storia del proprio paese, ritenuto che da essa risultano i titoli per inoltrare la richiesta al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ed al Ministro dell’Interno Pisanu per la concessione al Comune di Tursi del titolo di “Città”, dichiarando la presente deliberazione immediatamente esecutiva ai sensi dell’art. 134, 4° c.  Tuel/2000.

 <<Sono molte, importanti ed autorevoli le ragioni  che motivano la nostra richiesta, con fondamento storico e rilevanza attuale. Tursi fu già Capitale del tema di Lucania dei Bizantini (accanto al tema di Longobardia e di Calabria, tutti nel Catepanato d’Italia), intorno all’anno Mille, e successivamente già titolare della denominazione “Città di Tursi” dal 1546 al 1870 circa, quando le fu riconosciuto e assegnato dalla Chiesa di Roma e dalle alterne dominazione che si susseguirono  nel tempo, essendo stato tra i centri più popolati dell’intera regione (oggi poco meno di seimila gli abitanti), con un suo ceto nobiliare ed un’attività socio-culturale e religiosa di primaria significanza.

L’attuale importanza deriva dall’essere il territorio di Tursi sede di Diocesi millenaria (secondo la tradizione religiosa, addirittura risalente agli albori della cristianità con la predicazione di San Pietro nell’itinerario verso Roma o di San Paolo durante lo spostamento a Taranto; la documentazione certa è dall’anno 968, nella “Legazione di Liutprando”, vescovo di Cremona, mentre, nel 1092, il colle di Anglona fu visitato da papa Urbano II). L’allora Diocesi di Anglona fu traslata nel centro urbano nel 1546, assumendo così la denominazione di AnglonaTursi, che ha mantenuto fino al 1976, quando furono regionalizzati i confini e assunse il nome di Diocesi di Tursi-Lagonegro. Anche oggi, pur avendo rinunciato ai comuni calabresi, è tra le più grandi d’Italia per estensione (dal mar Jonio al Tirreno, includendo 39 comuni e 140.000 abitanti).

Inoltre,  hanno sede tursitana la Comunità montana Basso Sinni (che comprende anche i comuni di Colobraro, Nova Siri, Rotondella, San Giorgio Lucano, Valsinni), il Distretto Notarile e il Distretto Sanitario della Asl 5 di Montalbano jonico, oltre alla Caserma dei Carabinieri, del Corpo Forestale dello Stato,del  Nucleo della Polizia ittico-venatoria della Provincia di Matera e del servizio di soccorso“118”.

Circa mille studenti, alcune centinaia provengono dal circondario, frequentano ogni giorno le scuole tursitane (dell’infanzia, Primaria, Secondaria di I°  Grado, Istituto tecnico commerciale e per geometri e tecnici del turismo, Ageforma provinciale di formazione professionale).

Per il rilievo spettante ai monumenti storici, emerge non solo tra esperti, artisti e studiosi, il Santuario di Santa Maria d’Anglona (XI secolo), monumento nazionale dal 1931 e poi Pontificia Basilica Minore dal 1999, per volontà di papa Giovanni Paolo II, da anni ormai all’attenzione della convegnistica accademica mondiale, oltre che primario centro spirituale diocesano, tra i maggiori in Lucania e nel Sud. E’ stata meta di transito dei grandi viaggiatori inglesi, francesi e tedeschi del 1700-1900. Dal 1991 è anche monumento nazionale il complesso conventuale di San Francesco (XV sec), già dei Frati Minori Osservanti, in fase di recupero e ristrutturazione.

Nella chiesa di Santa Maria Maggiore della Rabatana, sono collocati da sempre un trittico della Scuola Napoletana di Giotto (XIV sec), una cripta interamente affrescata ed un presepe in pietra, entrambi realizzati nel periodo 1547-50 dal noto maestro scultore Altobello Persio e dal pittore Giovanni Todisco (o Giovanni Sabatani).

Vanno doverosamente citate le chiese esistenti: San Michele, San Filippo Neri, Madonna delle Grazie, Cattedrale dell’Annunziata, l’ex convento di San Rocco (oggi sede della Comunità terapeutica Exodus di don Antonio Mazzi), ma una menzione andrebbe anche alle varie cappelle private, senza obliare i palazzi e le masserie delle famiglie Brancalasso e Donnaperna, sparsi anche nel vasto territorio, ed i riferimenti ai caseggiati e ruderi dei Latronico, Doria, Sanseverino, Ginnari-Satriani, Lauria, Laguardia, Ferrara, Ranù, Camerino e di numerose altre famiglie nobili, gentilizie e altolocate.

Certamente legata alla nostra contemporaneità è la vita del poeta Albino Pierro (1916-1995), grandissimo autore in dialetto tursitano, ma ormai tradotto in circa 40 lingue, già candidato più volte ufficialmente al premio Nobel negli anni Ottanta-Novanta del Novecento. Vincitore del Premio Nazionale “Carducci”, nel 1992 gli fu conferita la laurea Honoris Causa dall’Università degli Studi di Basilicata.

Altri illustri cittadini sono nati a Tursi: Manlio Capitolo (1902-1954), già presidente del Tribunale di Venezia e poi del Tribunale di Roma, e Andrea Ferrara (1882-1954), primo presidente della Suprema Corte di Cassazione, entrambi finissimi giuristi; la prof.ssa Carmela Ayr(1873-1957), poetessa, studiosa di Filosofia, Pedagogia e Letteratura, autrice di oltre trenta pubblicazioni, tra le poche donne italiane laureate (nel 1900 erano appena 270 in totale); l’avvocato Luigi Ettore Cucari (1868-1939), consigliere e presidente del Consiglio Provinciale di Basilicata (1913-16); il poeta Vincenzo Cristiano (1865-1952); Giovanni Battista Domenico Giustiniano Ayr (1841-1895), medico e scienziato (Medaglia d’Oro dell’Università di Napoli per la ricerca); Laura Beatrice Oliva (1821-1869), poetessa, moglie di Pasquale Stanislao Mancini; Domenico Simeone Oliva (1783-1842), accademico, letterato e traduttore, protetto dalla Duchessa d’Orleans, poi regina di Francia; Antonio Nigro (1764-1854), medico e archeologo; il “Venerabile Servo di Dio”, padre Andrea Picolla (1666-1730); Giulio Antonio Brancalasso (1570-1620?), Precettore alla Corte di Emanuele di Savoia, filosofo e poeta (“Labirinto di Corte”, è in spagnolo), e Francesco Brancalasso (1594-1656), autore tra l’altro del poema “La Betulla Liberata” (entrambi inseriti nel Dizionario biografico degli italiani della Treccani).

Tra i contemporanei viventi, sono da ricordare: l’arcivescovo di Pescara-Penne Francescantonio Cuccarese (1930,  il maestro di musica e compositore Carmelo Antonio Bruno (1939) e il regista teatrale e docente universitario Corrado Veneziano (1958), tra i massimi esperti italiani di dizione, tutti “Cittadini Benemeriti”; il pittore Luigi Caldararo (1942), l’artista-pittore Vincenzo D’Acunzo (1950), la poetessa e scrittrice Rosa Maria Fusco (1953) e il designer Vincenzo Missanelli (1954).Sono nostri cittadini onorari: i fratelli Anthony Buba, notevole documentarista, e Pasquale Buba, tecnico del montaggio a Hollywood, affermati cineasti italoamericani; Rocco Brancati, giornalista Rai; il prof. Cosimo Damiano Fonseca, accademico dei Lincei; il Cardinale Michele Giordano.

Notevole anche la pubblicistica periodica locale, avviata nell’Ottocento con “La Stella di Anglona”, sviluppata da “L’Orfanello di San Rocco” negli anni Cinquanta del Novecento e proseguita con “Il Dialogo”, tutte iniziative promosse e curate dalla Curia Vescovile, mentre il bimestrale “Tursitani” è un’iniziativa editoriale sostenuta dal Comune dal 2004.

Da sempre legato all’economia e alla secolare produzione agricola e agrumicola in particolare, Tursi deve la certa notorietà conclamata all’importazione araba di arance (IX sec.), poi consolidatasi nella specialistica produzione e commercializzazione a livello nazionale. Solo nel territorio tursitano si è registrata la  mutazione genetica vegetale dell’arancio “Staccio”, riconosciuta ufficialmente in Agronomia, e del tipico Percoco settembrino, anche con la variante “Percoco Cuccarese”, titolare di brevetto italiano ed europeo, frutti di nicchia noti ormai in tutto il mondo.

Bisogna infine, ma non da ultimo, riaffermare l’importanza attribuita, già in epoca pre-romana, al sito naturale collinare (archeologi e studiosi collocano unanimemente la battaglia di Pirro e dei Romani a ridosso del colle di Anglona), sul quale i Goti nel IV sec. vi edificarono un castello (oggi è visibile solo un torrione circolare, da dove si dominano le vallate fluviali dell’Agri e del Sinni).

Proprio lì intorno, in un territorio di aspra bellezza e ammirato da un turismo crescente anche di stranieri, è sorta la Rabatana, l’antico e famoso borgo di consolidata caratterizzazione arabo-saracena, fortificato e inespugnabile, ancora oggi con il suo intramontabile fascino, più unico che raro, e con gli strapiombi di roccia arenaria, vertiginosi e inaccessibili.

Da questo excursus si evincono quei titoli che consentono di avanzare al sig. Presidente della Repubblica e al sig. Ministro dell’Interno l’istanza intesa ad ottenere la concessione del titolo di “Città” al Comune di Tursi.>>

Stemma della Città di Tursi
Stemma della Città di Tursi

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