Carmela Ayr, professoressa, studiosa e poetessa, in un libro di Rocco Campese

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Copertina del libro con la foto di Carmela Ayr

TURSI – Carmela Ayr Una donna oltre il tempo (E.i.p. – “Authorpublisher”- R. Campese, Policoro, 2020) è l’ultimo lavoro editoriale di Rocco Campese, pensionato tursitano, trapiantato da anni a Policoro, dove vive con la famiglia, ma per lungo tempo responsabile dei Servizi socio-culturali del Comune di Tursi, oltre che esperto di tradizione e dialetto locale, poeta e animatore culturale. La pubblicazione dedicata alla professoressa Carmela Ayr, all’anagrafe Maria Carmela Giuseppa Antonia Domenica Vincenzina (Tursi, 21 novembre 1873 – Roma, 7 maggio 1958), si presenta di grande formato, con un centinaio di pagine (incluse le foto) ed è certamente rilevante per conoscere un po’ da vicino, finalmente si potrebbe dire, la donna e studiosa più importante in assoluto della lunga storia di Tursi.

Figlia della nobildonna Filomena Brancalasso e del grandissimo medico e sindaco Giovanni Battista Ayr, Donna Carmela Ayr è stata praticamente una sconosciuta fino agli inizi dei questo millennio, quando ne cominciai a parlare ovunque, per investigare, ricercare e chiedere in ogni dove, partendo dalle poche righe di Rocco Bruno, storico locale, e dall’incoraggiamento generoso di alcuni familiari, allora,  e di un parente lungimirante, sempre, come Pio Parziale. Personalmente, mi adoperai fino al punto di fare di tutto per intitolare alla Ayr la scuola dell’Infanzia dell’ex municipio, in via P. Giannone, con decreto dell’U.S.P. di Matera, in data 11 aprile 2008 (la scuola è ormai chiusa di fatto dal settembre 2015). L’autore riporta correttamente la documentazione, ufficiale e per estratti, della procedura adottata, rivelatasi travagliata proprio quando era giunta al traguardo: si noti la distanza tra il verbale del Collegio dei docenti unitario dell’Istituto comprensivo statale “A. Pierro” (2002) e quello del Consiglio di Istituto (2009); inoltre, accenna allo svolgimento della cerimonia e alla intitolazione precedente di una via, nel nuovo rione di Santi Quaranta, da parte dell’amministrazione Comunale.

Campese ci introduce (poco) alla vita e (di più) a una parte delle opere di Carmela Ayr, mettendo insieme un collage di molte notizie anche inedite, cioè non pubblicate (pur se quasi tutte note a chi scrive). Egli riscrive integralmente le liriche, diversi articoli, qualche saggio, il testo di conferenze e alcuni interventi prodotti dell’autrice nel corso della sua vita, spesa in gran parte dell’Italia per insegnare e formare le future insegnanti. Campese tenta una lettura critico-letteraria soprattutto, ma non soltanto, delle opere poetiche della Ayr, oltre a ripubblicare una rassegna stampa di annotazioni della critica e una bibliografia datata. Tutto comunque positivo, per carità, la riedizione delle sparse opere, di qualsiasi livello, di un personaggio notevole, è sempre un lavoro meritorio, comunque. E il libro resterà, come testimonianza anche di quello che è accaduto a Tursi in questi anni, tra stomachevoli meschinità senza fine e perciò senza oblio, perché ci sarà un tempo per ogni cosa, per ragioni, meriti e verità.

Al buon Rocco Campese e al libro avrebbero sicuramente giovato almeno una ricerca contestualizzata, un maggiore ordine espositivo, con le specifiche note, l’esattezza possibile delle date e la completezza genealogica accertabile, oltre a farsi qualche essenziale domanda, del tipo: quanto ha influito la sua vicenda familiare complessiva, e quella dei suoi genitori, nella vita della grande e valorosa studiosa e poetessa? quali erano realmente i rapporti tra le famiglie Ayr-Brancalasso? perché la intelligente e sensibile professoressa non è mai più tornata a Tursi? in quali condizioni e come morì il padre Giambattista Ayr? e perché la sorella con chiari problemi comportamentali, alla fine è stata lasciata solissima  nell’amato paese? Certo, capisco, il caro amico Rocco non è uno storico, e io appena un giornalista. Tirando le somme, comunque, un libro da comprare, leggere e tenere, assolutamente, perché la storia continua, la ricerca pure.

Salvatore Verde   

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