CON GIANFRANCO PRILLO, LA RICERCA ARTISTICA E LE TAVOLE DI HERACLEA*

Scritti corsari
Le Tavole di Heraclea, opere dell’artista Gianfranco Prillo

Le Tavole di Heraclea (o Eraclea, oggi Policoro) come fonte di ispirazione per Gianfranco Prillo, artista quarantaduenne policorese, dopo un lungo, poliedrico e rispettabile excursus artistico. Le storiche e famose Tavole di Heraclea in bronzo, com’è noto, sono reperti archeologici di grande valore, rinvenute nel 1732 nel territorio allora di Montalbano Jonico e oggi di Policoro; databili a fine del IV secolo a.C., le Tavole esplicitano due decreti che riguardano la delimitazione e la localizzazione di terreni dei santuari di Dioniso e Athena Polias, presso l’antica Heraclea. Sono testimonianze importantissime perché ricostruiscono le istituzioni di Eraclea e della madrepatria Taranto, ritenute unica fonte, e sono conservate nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Prillo si è ispirato a queste Tavole, dandone una connotazione grafica particolare, rifacendosi all’immaginario di quel periodo storico, come il titolo lascerebbe pensare; appaiono nelle sue opere, il mondo e le figure dell’epoca, dell’età della loro realizzazione e, sembra dirci l’autore, quegli stessi uomini che hanno vissuto quel periodo storico e che hanno dato vita alle Tavole, sono tesoro per gli uomini di oggi.

Dopo aver frequentato il Liceo artistico di Matera, inizia giovanissimo il suo percorso di ricerca espressiva ed espone nella sua prima personale di pittura a soli 14 anni. Si fa conoscere partendo dalla pop art e realizza i suoi primi lavori murari in diversi locali sparsi in tutta Italia. Nell’anno 2000 è presente alla Biennale d’arte contemporanea di Anghiari (Arezzo), classificandosi tra i primi posti. L’anno dopo, a 21 anni, prende partecipa ai lavori di restauro di notevole importanza delle chiese terremotate, situate nel Parco Nazionale dei monti Sibillini nelle Marche, tra le più rilevanti la Chiesa di Visso, Vico, Crispiero, San Vito, Santa Maria le Tegge; notato da subito per le sue spiccate doti, da semplice operaio diventa direttore di cantiere, per lavori tutti eseguiti con ammirevole successo. Continua instancabile a dedicare la sua stessa esistenza all’arte, partecipando a numerosissime collettive e personali di pittura. Luce e colori vivi, accesi, lo distingueranno e caratterizzeranno le sue tele.

Nell’anno 2005, viene selezionato come artista a rappresentare la Regione Basilicata alla Biennale d’arte contemporanea di Firenze, dove la sua opera Il mio corpo in sacrificio per voi riscuote successo, attirando l’attenzione del critico e storico dell’arte Jhon Spike, di New York, direttore della stessa Biennale, che definisce la sua opera “un piacere per gli occhi e l’anima” (nella circostanza, si racconta  che lo studioso chiese  al personale della mostra una poltrona per potersi sedere davanti all’opera e ammirarla per ore). Nel 2010, è ospite del programma televisivo La vita in diretta con Mara Venier, dopo il fatto tragico di cronaca che segnerà la sua vita come uomo e come artista (in un incidente stradale con la moto muore la giovane moglie Gina Zoea), tanto che lui stesso subisce una grave lesione spinale, restando vincolato all’uso della carrozzina. In seguito le sue opere appaiono nel programma televisivo Le Iene e diversi artisti televisivi cominciano a richiedere le opere e dare inizio alle loro piccole collezioni dell’artista lucano. Nel 2019, diventa promotore del progetto Talitha kumi (Rialzati fanciullo) che lo vede impegnato a portare l’arte in mostre itineranti in numerose località lucane; Prillo insegna ai bambini autistici e portatori di gravi disabilità l’importanza curativa del colore, trasformando la carrozzina in attrezzo per creare arte, dipingendo opere finanche con l’utilizzo delle stesse ruote.

Gianfranco entra a far parte del lavoro monografico curato da Mattea Micello, storico e critico d’arte, la quale mette in evidenza come nel nostro secolo vi siano degli impulsi evoluti nell’analisi del mondo visibile e non. La corrente di pensiero esistenzialistica, di derivazione bellica e post bellica, attraverso le nuove introspezioni degli artisti e in correlazione con le conseguenze dei cambiamenti sociali, ha compiuto un grande salto rigenerante e innovativo, maturato da inedite e valorose esigenze nel rapportarsi con la vita in generale. La sua opera intitolata È necessario porre le basi di un nuovo filone della fenomenologia dell’arte: Il 2020”, è stata voluta fortemente per il nuovo libro monografico, intitolato il Neo Esistenzialismo (Edizioni Tigulliana). Gianfranco Prillo è un artista ricercato a livello nazionale, per le sue capacità e tecniche di figurazione innovative. Dice il critico: “È una pittura, che non poteva assolutamente mancare in un testo teorico – visivo, per raccontare il filone artistico culturale attuale, mediante inedite teorie filosofiche e sociologiche dedicate all’arte contemporanea dell’ultimo ventennio”. Con L’amore È, acrilico su tela, Gianfranco, ancora una volta, dimostra di essere, con il suo fare arte, in linea con il nuovo tempo e la nuova bellezza estetica. Nello stesso anno, un’altra sua opera, Mentiva a sé stesso, viene pubblicata nel libro sulla sensibilizzazione contro la droga, nato da un’idea della Micello. L’artista Prillo, viene poi richiesto dallo storico e critico d’arte Giorgio Grasso per la sua opera Il fiume cieco e, nel 2021, viene selezionato per la Biennale d’arte di Potenza.

*Edvige Cuccarese

*Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Alcune domande all’artista Gianfranco Prillo, per capire meglio questa sua ispirazione.

Gianfranco, dopo numerose opere di diverso genere negli anni, adesso ti sei dedicato alla realizzazione delle Tavole di Heraclea, cosa ti ha spinto a farlo?

Tutto parte dalla mia infanzia, inconsapevolmente dicevo che da grande avrei voluto diventare un archeologo, poiché da sempre attratto dalle immagini raffigurate sui reperti archeologici ritrovati in Basilicata; colori ed immagini stilizzate mi donavano forti emozioni, poiché mi raccontavano cultura e tradizioni dei nostri antenati. Abitavo vicino ai resti dell’antica città di Eraclea, dov’è ora il museo archeologico della Siritide, ogni giorno mi recavo lì con altri bambini e trascorrevo il mio tempo. Si può dire che era il mio parco giochi e spesso trovavamo reperti che affioravano dalla terra. Una volta per caso trovai dei ciottoli di vasi e ne incamerai forme e colori nella memoria, che oggi mi tornano utili nelle rappresentazioni delle mie opere a tema, poiché fanno parte della mia stessa esistenza.

Cosa significano per te?

Rivisitare tali immagini storiche in chiave contemporanea, vuol dire continuare quella che fu l’impresa degli artisti dell’antichità i quali si cimentarono nella decorazione di tutto ciò che è giunto sino a noi, tramandandoci la vita delle civiltà dell’epoca, le loro abitudini, le loro gesta, i loro usi e costumi. Insomma, un tesoro inestimabile per tutti noi, una tradizione che non deve finire e che abbiamo il dovere di trasmettere, perché tali reperti ci arricchiscono di conoscenza e di cultura che, se non fosse per quelle immagini, sarebbe andata perduta. Da lì nasce l’idea di continuare sui loro passi, affinché si possa lasciare una eredità alle generazioni future, attraverso l’arte e imessaggi, rimanendo su quel filone espressivo e storico, sugli stessi tratti e colori, mettendoci del mio e della mia personale tecnica espressiva acquisita in anni di duro lavoro e perseveranza, affinché non si dimentichi da dove veniamo e dove andiamo. Saremo a nostra volta dei “reperti archeologici”, poiché la vita di questa terra continuerà e noi non siamo eterni.

Nonostante le abbia già compiute, continui a perfezionarle?

Si, è un progetto di sintesi pittorica su cui mi cimento da poco e sperimento, quindi, come tutto ciò che riguarda l’arte ed il giocare con i colori apprenderò, lavorando alle tele, dalle tele stesse che, nel loro silenzio, mi detteranno, consiglieranno e doneranno nuove idee per nuovi lavori da compiere e portare alla luce.

Sono una riproduzione illustrata in chiave moderna?

Intendo inserire in essi messaggi subliminali e con riferimenti al futuro, un’arte che viene dal passato ma che si proietta verso ciò che sarà. 

Sulla storia hai liverato il tuo immaginario?

Arte genera arte, è inevitabile da appassionato che ne venissi ispirato.

Farai una presentazione pubblica come le Tavole meritano, prima o poi? O preferisci tenerle custodite?

Io dipingo con l’anima, cuore e cervello ben collegati alle mani esecutrici, ogni opera che produco è un figlio, è parte di me stesso ed è destinata al mondo, nella speranza di donare all’intera umanità messaggi di pace, speranza, fede e carità che non devono mai mancare, se si vuol vivere in un mondo fatto d’amore e di rispetto reciproco.

*Edvige Cuccarese

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