Angelo Viccari è uno stimato sociologo e poeta, ma anche animatore culturale e studioso di storia delle tradizioni di Nova Siri (MT), dove è nato nel 1967. Dopo la laurea all’Università di Salerno (1993), ha iniziato una consistente quanto ispirata ricerca socio-antropologica, confluita nella robusta attività editoriale (dal 1997) sul dialetto, sul folklore e sulla poesia anche in lingua, oltre che sulla più ampia promozione del territorio, pure con l’associazione “Messaggi Lucani” (dal 2000), che ha contribuito a fondare. Tra le altre pubblicazioni, citiamo almeno il Breve dizionario rurale novasirese (2008).
Intellettuale di rara sensibilità e generosità, con il suo ultimo libro, Il bosco delle caramelle racconti e fiabe, dato alle stampe in questo secondo anno di pandemia da Covid-19, Viccari ci ripropone un insieme omogeneo di apporti fiabeschi, i quali, tuttavia, non sono una semplice trascrizione di ricordi, storie e racconti riferiti. L’autore, infatti, li ha rielaborati in una forma coerente di narratologia, nella quale ruralità e società contadina, rese anche con adeguate fotografie in bianco e nero, sono l’essenza imprescindibile per vivificare la memoria collettiva, anzi “il mondo di Viccari”.
Il bosco delle caramelle, si pone già dal titolo come ponte, essendo però immerso in una sorta di mitologia arcaica, nei rimandi al fantastico universale del luogo di ansia, paura e di attraversamento esplorativo necessario, e alla fiduciosa quanto inevitabile prova del gusto, di assaggio, rischio e piacere, entrambi alla base delle scelte per la crescita e la formazione umana e intellettuale. Insomma, è noto, la fiaba come forma polisemica per rappresentare l’esistenza, un mondo fantastico e meraviglioso, il legame con il suo contesto socio-culturale, con le sue formule, il genere e gli stilemi, tra conformismo e trasgressione, e la plurima funzione educativa, per conoscere se stessi e il valore morale e della stessa creatività. Senza riferire autori celeberrimi della fiaba classica, si pensi almeno alla raccolta Fiabe italiane (1956) di Italo Calvino (1923-1985) o agli studi del russo Vladimir Jakovlevič Propp (1895-1970), sistematizzati nella Morfologia della fiaba (1966), per esaltare profondità, significati e valori di un genere espressivo e narrativo immortale.
Quasi una sorta di poetica manifesta, e rivelatrice di una interiorità ricca e prospettica, intensa e struggente, emerge dalle parole dell’autore nella sua Nota iniziale: “Oggi questo rituale è andato in frantumi in una società complessa, dove la velocizzazione di rapporti ha reso l’individuo un semplice consumatore di prodotti e dove la filosofia della lentezza non gode di un eccesso di simpatia, perché essa richiede la capacità di ascoltare, che implica, ma non sempre, anche quella di raccontare. Tutto sarebbe destinato a svanire definitivamente, se gente con la passione per il ricordo e la memoria, a volte con forte determinazione, non cercasse di stimolare e sensibilizzare le diverse istituzioni, ad iniziare da quelle scolastiche, e le stesse famiglie, per sollecitare nelle nuove generazioni la passione verso questo genere di cultura popolare”.
Aperto a un paio contributi fotografici pure di Battista D’Alessandro e Walter Lobreglio, il testo non a caso si chiude con due fiabe scritte (con alcuni disegni) dagli Allievi dell’Istituto Comprensivo “Luigi Settembrini” di Nova Siri, coordinati dall’insegnante Adriana Caputo: Una fiaba… Tenebrosa, di Luca De Marco, Domenico La Mana, Cataldo Del Monaco, Federico Ciminelli, Giuseppe Oriolo, Andrea Cominelli; Acqua e fuoco, di Salvatore Pastorelli, Alex Rocco Bitonte, Agnese Poggese, Antonella Pastore, Tommaso Bello.
Angelo Viccari è un grande cantore della sua terra, che è del tutto simile alla nostra.
Salvatore Verde
Angelo Vicari, Il bosco delle caramelle racconti e fiabe, ArchiviA, Rotondella (MT), 2021, pp. 78, s.i.p.